Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) –
Martin Scorsese a 81 anni non ha alcuna voglia di andare in pensione. A rivelarlo è lui stesso, ricevendo il Premio Stella della Mole al Museo del Cinema di Torino. "Pensare di ritirarmi, assolutamente no, – ha detto il regista statunitense – non intendo dire 'arrivederci' al cinema, devo fare ancora alcuni film, spero che Dio mi dia ancora la forza e anche i soldi per farli". Dopo una carriera lunghissima, iniziata negli anni '60, e un Oscar (vinto nel 2007 per 'The Departed), Scorsese continua a esplorare nuovi linguaggi, consapevole che la settima arte non è rimasta la stessa ma cambia e sta al passo con i tempi. "Il cinema si sta evolvendo, – ha dichiarato a Torino – è ancora a livello d’infanzia, quello che abbiamo conosciuto 100 anni fa è cambiato completamente, può andare in qualsiasi direzione, ma non so in quale direzione stia andando, se su un tablet o in un chip nella realtà virtuale, dipende da ciò che si vuole dire, dalla propria passione, da quanto ci si tenga a dire qualcosa".  Il regista ha anche fatto riferimento alla sua presenza sui social network, grazie alla figlia Francesca che spesso lo coinvolge nei suoi video. "E’ conoscenza – ha detto – anche TikTok non sapevo cosa fosse, ci sono finito perché me lo ha fatto fare mia figlia. Fa parte della comunicazione, tutti gli strumenti sono utili se si vuole dire qualcosa" A chi gli ha chiesto come si senta alla luce dei suoi film in cui si affrontano tematiche legate sia alla violenza sia alla religione, Scorsese ha risposto: "Buono o cattivo maestro? Non so. La violenza fa parte di quello che siamo, faceva parte della mia storia, del crescere in strada”. "C’è attrazione – ha continuato incontrando la stampa alla Mole Antonelliana – verso la violenza soprattutto da parte dei giovani. Non siamo violenti intenzionalmente, non si può esultare di fronte alla violenza ma neppure negare che faccia parte del nostro essere, quando si evita di guardare anche questo è violenza". —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.