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(Adnkronos) – Nell'ambito dell’inchiesta sull’eredità di Gianni Agnelli, il gip del tribunale di Torino, su richiesta della procura, ha disposto il sequestro preventivo per circa 74,8 milioni di euro nei confronti dei tre fratelli Elkann, John, Lapo e Ginevra, del commercialista Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen. I reati contestati, a quando si apprende, sono frode fiscale e truffa in danno dello Stato.  Al centro della vicenda che ha portato al sequestro di disponibilità finanziarie beni mobili e immobili e che è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Torino, si legge in una nota della procura “la vicenda della successione ereditaria conseguente alla morte, nel febbraio 2019, di Marella Caracciolo (vedova dell’avvocato Gianni Agnelli, ndr) e alle correlate controversie familiari tra Margherita Agnelli e I suoi figli, John, Lapo e Ginevra Elkann”, rispettivamente figlia e nipoti di Marella. “Attraverso le attività investigative svolte è stata reperita una considerevole mole di documentazione contabile ed extracontabile, anche di tipo informatico (mediante l'analisi delle copie forensi dei dispositivi acquisiti) – prosegue la nota – che, allo stato, ha confermato l'iniziale ipotesi accusatoria, peraltro già oggetto dell'originario esposto da cui è scaturito il procedimento penale, concernente la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo e l'esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiane”.  “In tale prospettiva – le indagini hanno progressivamente permesso di raccogliere plurimi e convergenti elementi indiziari circa la stabile residenza in Italia, almeno a partire dall'anno 2010, di Marella Caracciolo”, si legge ancora nella nota della procura che prosegue: “E’ stata in tal modo disvelata, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, allo stato sottoposta al vaglio del Giudice per le indagini preliminari, l'esistenza di un'articolata strategia, tesa a rappresentare, sotto il profilo strettamente formale, al residenza elvetica della Caracciolo”. “Essendo dunque emerso nell’attuale ipotesi – che, quantomeno dal 2010, Marella Caracciolo ha avuto al propria effettiva residenza in Italia, gli investigatori hanno proceduto alla quantificazione dei redditi conseguiti dal 2015, ultimo anno utile ai fini dell'accertamento fiscale) e non dichiarati al Fisco italiano nonché del patrimonio da assoggettare alla prevista imposta sulle successioni e donazioni”.  In particolare, precisa la nota della procura, per quanto riguarda le “imposte sui redditi, è stata quantificata un'Irpef evasa (provento del reato di ‘frode fiscale’) per complessivi 42,8 milioni circa, rivenienti dalla sottrazione all'imposizione di una rendita vitalizia percepita da Caracciolo (ammontante – negli anni dal 2015 al 2019 – a oltre 29 milioni) e di redditi di capitale (per circa 116,7 milioni) derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Bahamas” Per quanto riguarda le “imposte sulle successioni e donazioni – – sottolinea nella nota la procura – sono stati computati tributi evasi per oltre 32 milioni, su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni, data dalle disponibilità indicate nell'inventario dell'eredità redatto dall'esecutore testamentario svizzero, dalle quote di un fondo di investimento lussemburghese, dalle rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d'arte e gioielli di ingente valore e dagli elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese”. "Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti, come peraltro precisato nello stesso comunicato della Procura. A nostro avviso, inoltre, il sequestro non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati”, recita intanto una nota dei legali che assistono i tre fratelli Elkann, John, Lapo e Ginevra. "Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita", continuano i legali, che aggiungono: “Pertanto, le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l’estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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