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Ventunesimo Paradosso è composto da Giovanni De Serio e Gianluca Mininni, artisti abili nella sperimentazione che in occasione della mostra “Lavoro in Fermo”, organizzata dall’associazione Agorà Mediterranea, hanno deciso di unire le loro idee, capacità ed esperienze per realizzare un’opera che acquisisse il suo valore non solo nel fatto d’essere esposta ma soprattutto grazie al suo contenuto. Entrambi laureati presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, incrociano il loro percorso artistico per la prima volta scegliendo di essere un gruppo e non un singolo per motivi soprattutto ideologici.
Perché scegliere come mezzo espressivo la videoarte?
La videoarte rispetto ai metodi tradizionali permette una fruizione differente, si può comunicare in sinestesia. Un’opera di videoarte, la si vede, la si sente e se ci si avvicina se ne sentono gli odori. Abbiamo visto gente che ci gira attorno per capire come funziona, la tocca. Invece che una fruizione distaccata, assume una posizione paritaria con lo spettatore, diventa un’esperienza. E quindi ci siamo chiesti perché non approfittare di tutto ciò?!
Dunque pensate che la possibilità d’interagire con il fruitore a più livelli, mediante diversi linguaggi, rappresenti un vantaggio per voi e per loro?
I suggerimenti sono le considerazioni dei fruitori,l’intento è innescare un movimento intellettuale e critico da parte dello spettatore.
I nostri codici sono fatti di relazioni, in questo "gioco" interagiscono le poetiche di entrambi. Ne consegue una visione stereoscopica del mondo con la germinazione di un concetto intorno allo spazio, al tempo, alla materia e al gesto.
Com’è nata l’idea che ha portato alla realizzazione di Charging?
Per uno strano paradosso "charging" in lingua inglese significa caricamento,ma anche tassazione. Ed è questo che abbiamo voluto rappresentare. Una lettura del momento economico-sociale che stiamo vivendo, ma anche una speranza e un’esortazione.
Gianluca nel video incarna e riproduce i gesti logori e logoranti del lavoratore tipo. A cosa mira la rappresentazione di questo stereotipo?
Non vi è alcuna contestazione, siamo lavoratori anche noi, semplicemente analizziamo i nostri giorni e alle tante domande che ci poniamo abbiamo cercato di dare una risposta: qualcosa non è andato come previsto. Per riequilibrare questa disarmonia crediamo sia necessita una reazione e la messa in discussione del proprio status quo.
Giovani artisti e talenti d’ogni genere si trovano in questo periodo storico a dover fare la difficile scelta di restare o andar via. Voi con quale difficoltà vi confrontate giornalmente?
Forse oggi è più difficile restare perché è stata demolita la cultura,ed è di questo che l’artista si occupa e si nutre. Ma pensiamo anche che qualcosa è necessario farla. Ci imbattiamo tutti i giorni nelle difficoltà di chiunque come noi intende fare arte e farla bene ma come tutti i buoni lavoratori continuiamo a confrontarci con coraggio.
Perché avete scelto di lavorare in gruppo e da cosa deriva il nome VENTUNESIMO PARADOSSO?
Il tema del lavoro ci ha suggerito questo sodalizio. Non potevamo avere un approccio critico-analitico senza offrire una proposta e senza dare un esempio, ovvero la collaborazione ad un comune intento. Con realismo Zen rispecchiamo il paradosso di due vissuti e caratteri agli antipodi,ma in questa diversità nasce la nostra ricchezza. Ventunesimo Paradosso è una sorta di anno zero dal quale ci auguriamo nasca qualcosa.
Presentazione dell’opera.
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