Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – "La scienza ha fatto un importante passo avanti, anche se ancora una piccola percentuale di pazienti con Sla, sclerosi alterale amiotrofica, possono giovare di una terapia. Non è importante il numero di pazienti, è importante che abbiamo rotto un muro che sembrava invincibile. La Sla si può curare: se l'abbiamo fatto per alcuni lo possiamo fare per tanti e la ricerca deve procedere speditamente, perché questa è una battaglia che va vinta e in tempi rapidi”. Lo ha detto Mario Sabatelli, direttore clinico del Centro Nemo-Gemelli di Roma e presidente Commissione medico scientifica di Aisla, Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, in occasione della 17esima Giornata Nazionale della Sla.  Si tratta di “una malattia particolare, che non ti fa muovere, non ti fa parlare, non ti fa deglutire e non ti fa respirare. L'assistenza deve essere altrettanto complessa, ad alto contenuto tecnologico e purtroppo anche ad alti costi. Queste persone meritano questa attenzione perché si migliora la qualità e la durata di vita e la giornata di oggi deve tenere accesa la luce su un tema che spesso viene trascurato”. Riferendosi all’iniziativa di illuminare di verde i monumento e i comuni italiani, nella sua testimonianza di paziente consigliere Aisla Lazio, Enzo Proietti, sottolinea l’importanza di “portare il colore verde in tutte le piazze d'Italia e, soprattutto, di portare all’attenzione tutti i malati di questa malattia che è devastante. Abbiamo bisogno di tutti coloro che ci stanno vicino per darci la forza di andare avanti e combattere questa malattia – rimarca – La richiesta alle istituzioni è quella da investire molto nella ricerca, che è fondamentale, mentre la richiesta alle associazioni come l'Aisla, che ci aiutano molto, è la vicinanza e l'affetto per darci la forza di andare avanti, di combattere questa malattia. È molto importante – conclude – avere la vicinanza di amici, parenti e conoscenti per darci la forza". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.