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Alla straordinaria accoglienza ottenuta all’ultima Festa del Cinema di Roma e prima dell’arrivo nelle sale -l’uscita è prevista per giovedì 30 novembre-, il film “Palazzina Laf”, opera prima da regista dell’attore Michele Riondino, arriva in Puglia per un tour promozionale. Dopo l’anteprima di questa sera al Cinema Casablanca di S. Giorgio Ionico domani, giovedì 23, Riondino sarà al Cinema Savoia Citiplex di Taranto per salutare il pubblico all’inizio e alla fine degli spettacoli (alle 17, 18.30, 19, 20.30 e 21). Il tour prosegue, venerdì 24 alle 19.30, al Cinema Red Carpet di Monopoli, mentre nella stessa serata, alle 21, il regista tarantino sarà al Multicinema Galleria di Bari.
Girato quasi esclusivamente a Taranto, con riprese anche a Massafra, “Palazzina Laf”, prodotto da Palomar, Bravo e Bim Distribuzione con Rai Cinema e in coproduzione con la francese Paprika Films e il sostegno di Apulia Film Commission e Regione Puglia, vede come protagonisti Michele Riondino, in duplice veste di regista e attore, e gli attori Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela e con Anna Ferruzzo con la partecipazione di Paolo Pierobon.
“Palazzina Laf” è un film ambientato nel 1997 e racconta la vicenda di Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città.
Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli.
Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina Laf, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenarsi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.