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E’ il personaggio pugliese del momento, si è ritagliato a pieno titolo uno spazio che ha travalicato i confini regionali. Stiamo parlando di Alessio Giannone, ideatore del faccendiere “Pinuccio”, ispirato alla figura di Valter Lavitola. Noi di LSDmagazine abbiamo approfittato di una sua trasferta tarantina per porgli qualche domanda. Esiste un modo migliore per intervistare Alessio Giannone, alias Pinuccio, se non per telefono? E se il cellulare è lo strumento privilegiato attraverso cui il faccendiere, dallo spiccato accento barese, si mette in contatto con potenti e simulacri dello showbiz, il suo creatore non sembra meno a suo agio con la cornetta. E con il web: "Lo sanno in pochi ma il mio vero lavoro è nella comunicazione digitale. Non conosco nessun Pinuccio che mi apra porte e portoni della tv!"
Alessio Giannone, vuole forse dirci che essere una web star da un milione di visualizzazioni su YouYube non è redditizio?
Macchè! Sa quanto ho guadagnato da settembre ad oggi con Pinuccio? 200 euro da YouTube con Google Adsense. Io ho scelto di diffondere la mia satira politica soprattutto attraverso canali gratuiti, i social network per esempio, perché volevo arrivare a quanta più gente possibile. Ma con la rete è difficile arricchirsi. Bisognerebbe aprire una piattaforma privata con banner pubblicitari, ma il trasporto degli utenti dagli spazi pubblici a quelli privati è un’autentica impresa.
Niente soldi ma numeri da capogiro che dichiarano ufficialmente il successo del fenomeno Pinuccio:
Siamo partiti tra settembre e ottobre dello scorso anno e oggi contiamo un milione di visualizzazioni su YouTube, 7.761 amici sulla Pagina Fan di Facebook, 90.000 di viralità (n.d.r. diffusione dei contenuti), 1.265 follower su Twitter. Le condivisioni su Facebook poi non riesco a quantificarle, sono davvero troppe, le perdo.
La rete è più dispersiva e anomizzante di una megalopoli cinese. Come si riesce a emergere in una simile galassia di proposte di ogni genere?
Studiando il proprio target. Da tre o quattro anni mi occupo di satira politica, prima con gli sketch di “Bari in fiamme” e, poi, un anno e mezzo fa, con “Citofonare Vendola”. Format che trattavano temi cittadini e regionali. Con “Citofonare Vendola” è arrivato un successo più ampio perché ho intercettato il bisogno dei pugliesi di sentire più vicino il loro Governatore. Quella esperienza mi ha anche permesso di capire che volevo uscire dal locale per approdare su un piano nazionale. Ma per riuscirci era necessario colpire nicchie d’ascolto, secondo gli usi delle tv. Il Web è davvero generalista, basti pensare che Facebook registra in Italia 23 milioni di iscritti. Per uscire dall’anonimato è importante individuare il proprio pubblico, comprenderne il profilo.
Chi sono, dunque, i fan di Pinuccio?
Sono donne e uomini impegnati, attenti, che leggono e si informano sull’attualità attraverso canali diversi. Sono bravi cittadini che non salterebbero mai l’appuntamento con le urne. Il mio target resta lo stesso delle esperienze locali solo che l’esplosione del “caso Lavitola” mi ha offerto l’opportunità di oltrepassare i confini regionali, dando vita al personaggio di Pinuccio, un faccendiere con le mani in pasta dappertutto, che fa anti-politica e racconta l’Italia di oggi.
Un successo rapido e massivo come il suo ha suscitato l’interesse dei media nazionali, di tv e radio. Dove si aspetta che Pinuccio la condurrà?
Io nasco come regista impegnato, e il mio sogno è sempre stato quello di girare un film di denuncia, anche se da buon barese ho una laurea mai sfruttata in Giurisprudenza. Non avendo nessun Pinuccio che potesse aiutarmi, ho provato a mettere a frutto le mie idee e la conoscenza della rete per verificare i riscontri del pubblico. Il web non mente, o piaci o non piaci, e io ho toccato con mano il successo di un personaggio che veicola messaggi tosti ma con ironia. La gente ha voglia di riflettere, di ridere in modo intelligente, di informarsi, ma è stanca dei toni alla “Travaglio”. Man mano che Pinuccio diventava popolare ho registrato molti contatti e altrettanti passi indietro, soprattutto da parte delle tv. Certi messaggi, forse, non devono arrivare.
Messa così suona come una specie di censura. La satira in Italia fa davvero paura?
Io credo che a far paura sia la voglia di veicolare informazione e la percezione che esiste qualcuno che ha coscienza di ciò che accade. La gente non deve sapere, non deve capirsi nè capire la realtà in cui vive. La satira, oggi, è per lo più ridotta all’imitazione dei politici, quando si cerca di andare oltre, di fare un passo in più, stimolando una riflessione critica, seppur attraverso la risata, sopraggiunge il blocco. I media sono saldamente orientati dai poteri forti che, badi bene, non sono i partiti, ma le logge massoniche ad esempio, in cui il Pinuccio di turno è perfettamente integrato. Per fortuna resta la rete che è ancora libera.
Nelle vesti di Pinuccio, ultimamente, sta girando l’Italia, partecipando a recital promossi “dal basso”. Che impressione si è fatto dell’Italia vera, al di là degli slogan elettorali e delle scenette televisive?
Per dare coerentemente voce alla gente, ai problemi comuni, ho incontrato tante persone, intercettando l’opinione pubblica e le difficoltà di ogni giorno. Sto girando in lungo e in largo la penisola, e ora che si avvicina il tempo delle amministrative di maggio, mi accorgo che cresce il bisogno di verità. Prima degli spettacoli mi ritrovo spesso a dover studiare la cronaca locale perchè mi viene chiesta un’analisi dei candidati. Il pubblico si aspetta che sia fatta chiarezza, attraverso le telefonate di Pinuccio, su questo o quel personaggio in lista, magari l’ennesimo plurinquisito. E’ triste dirlo ma, spesso, nessuno dei candidati varrebbe un voto. Mi sono reso conto che c’è fame di onestà e di pulizia nella politica ma, ahinoi, non cambierà nulla chiunque vinca le elezioni.
Il quadro che dipinge è piuttosto desolante. Esiste una speranza per il nostro Paese?
Sì, ed è nell’allontanamento dalla politica. Pensi a Grillo che si erge a salvatore della patria ma poi si chiude al confronto e vieta ai grillini di partecipare alle tribune politiche… Non aver chiari i principi della democrazia non mi sembra un buon inizio. Sono convinto che l’astensione dal voto, oggi, sia una scelta consapevole: se non credo nel sistema, non lo combatto dall’interno. Ognuno di noi, però, deve fare la sua parte, e la missione che io sento, al momento, è informare. Se esistono ancora cittadini che votano per cinquanta euro è perché c’è molto da lavorare per cambiare la cultura dominante.
Ci ha già detto che con il web non si mangia e che non ha nessun santo protettore modello Pinuccio: con delle idee così controcorrente come pensa di cavarsela a questo mondo?
Quando morirò di fame sa che farò? Un bel concorso alle poste o citofonerò a Vendola! Ci tengo di più al mio posto in purgatorio, perché quelli in paradiso li lascio ad altri…