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(Adnkronos) – “Paradossalmente” la disponibilità di terapie mirate contro alcune tipologie di cancro, come il tumore ovarico, non sono di fatto accessibili perché “non si ha accesso al test molecolare” per individuare le persone sensibili al trattamento. Su questo “è proprio la cultura che deve cambiare. Nell'approvazione di questi trattamenti, purtroppo, in alcune regioni, non essendo ritenuto obbligatorio un biomarcatore, non si ha” di fatto “accesso al farmaco” che, però, “entra in Lea”, livelli essenziali di assistenza, “perché è ritenuto obbligatorio. Ci vorrebbe un accoppiamento, tra il test e il farmaco”. Lo ha spiegato Umberto Malapelle, Professore Associato, Direttore del Laboratorio di Patologia Molecolare Predittiva Dipartimento di Sanità Pubblica, Università degli Studi di Napoli Federico II, nel capoluogo partenopeo, partecipando all’evento ‘Tumore ovarico in Campania: Cambiamo Rotta’, realizzato con il patrocinio di ACTO Campania, Alleanza contro il tumore ovarico, e la sponsorizzazione di GSK, dedicato all’esempio virtuoso della Regione. “Questo disaccoppiamento tra test e farmaco – continua Malapelle – ha provocato negli ultimi 18 anni una impasse nell'accesso al trattamento dovuto alla mancata approvazione” della ricerca “del marcatore annesso a quel trattamento. La Regione Campania, fortunatamente, nonostante tutte le difficoltà, è riuscita nel coordinamento della rete oncologica e nel formare un senso comune culturale sull’importanza del test genomico. È stato uno sforzo importante a livello regionale, ma è l'esempio di come la volontà delle persone, in una Regione, ha potuto invertire la rotta per l'accesso al test”, eliminando “il collo di bottiglia per l'accesso al trattamento”.  Nel tumore ovarico, come nei tumori ereditati, il profilo genomico e genetico possono fare una grande differenza in termini di cura, prevenzione e prognosi. “La prima grande differenza tra un profilo genomico e un profilo genetico è che quello genomico appartiene esclusivamente al tumore – chiarisce il professore – quello genetico si può trasmettere alla famiglia. Intercettare in un'analisi di carattere genomico, un'alterazione di carattere genetico, identifica due percorsi diversi. Il primo ha valenza predittiva, si vuole trovare, con un'alterazione genomica, quella categoria di pazienti che potranno ottenere più beneficio da un determinato tipo di trattamento. Invece, nella parte genetica, il percorso è preventivo: si tratta di identificare una mutazione che ti dia la possibilità di prevenire lo sviluppo di un cancro nella famiglia di quella paziente o di quel paziente”.  “Prima del profilo genomico – avverte Malapelle – c'è la caratterizzazione di ordine morfologico”. Da questo passaggio si “apre la strada all'appropriatezza prescrittiva del test genomico. Nell'ambito delle pazienti con tumore dell'ovaio”. Con la “profilazione genomica si identificano dei meccanismi che determinano “un'instabilità che rende la componente tumorale più pronta alla risposta ai farmaci a bersaglio molecolare” come PARP inibitori, una terapia “estremamente efficace – conclude – che massimizza la risposta e minimizza gli effetti collaterali”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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