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Vittorio Arrigoni, membro de International Solidarity Movement, è stato un grande difensore dei diritti umani dei palestinesi e critico accanito di Israele. Vittorio, 36 anni, era stato sequestrato da radicali salafita, un movimento islamico che aveva minacciato di uccidere Arrigoni alle 14.00 di Venerdì 14/04/2011 se Hamas non avesse rilasciato diversi prigionieri safamiti.
Accademia Apulia ha posto al fotoreporter Gabriele Torsello, autore del libro ‘Camera Oscura’, alcune domande:
Nel 2006 in Afghanistan lei e’ stato vittima di un sequestro, ma fortunatamente liberato dopo 21 giorni di prigionia. Qual è stata la sua reazione quando ha appreso del sequestro e omicidio di Vittorio Arrigoni?
Ho avvertito molta tristezza, un grande dispiacere. In questo momento di sentito cordoglio, sono vicino a tutti coloro che combattono per un mondo migliore, per la pace e i diritti umani.
Chi era Vittorio Arrigoni?
Arrigoni e’ stata una persona molto coraggiosa. Ha lasciato alle spalle la sua famiglia in Italia per andare a vivere con i palestinesi, per poterli aiutare a risolvere problemi di prima necessita’. E’ stato amato per il suo grande cuore e coraggio.
Secondo lei qual è stata la motivazione dietro questo delitto?
La situazione non è chiara abbastanza per attribuire responsabilità. Vittorio non era un giornalista né un politico, ma un ragazzo giovane che ha voluto offrire il meglio di se stesso per aiutare la condizione umana.
Perché, quindi, uccidere una persona ‘amica’?
Per demoralizzare e destabilizzare il processo di pace. Infatti, come conseguenza di questo attacco barbarico, le iniziative internazionali presenti in Gaza sono state invitate a tornare a casa.
Quindi a beneficiare dalle conseguenze di questo assassinio é Israele?
C’è da dire che il nome di Vittorio Arrigoni era apparso sul sito www.stoptheism.com, un portale di informazione per estremisti israeliani che lo condannavano a morte. In ogni caso, al momento non ci sono gli elementi giusti per puntare il dito contro nessuno.
Qual è il futuro dei volontari di pace?
In questo momento il loro futuro è molto instabile. La morte di Vittorio è infatti un attacco a tutti i giovani che sentono di voler intervenire per migliorare in qualche modo la condizione umana.
Qual è il tuo messaggio per i giovani volontari impegnati con le loro azioni di pace?
Vorrei indirizzare il mio messaggio ai politici, più che ai volontari; è importante che le autorità possano trovare i responsabili di questo delitto, non solo per Vittorio, ma per tutti i volontari che credono in un mondo migliore.