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"gablè"Colorati, contagiosi, infettati da folk litanico, invischiati nell’hip hop e vaccinati dall’elettronica. I Gablè rimescolano nel calderone un pop capace di incuriosire, divertire e conquistare.
Francesi, ma cantori di un inglese tanto inghiottito da sembrare cockney, i ragazzi sventolano il loro manifesto ispirato da atmosfere attuali e sostenuto dall’anarchia musicale. CuTe HoRSe CuT è un disco moderno, un patchwork di suoni dalle più svariate fogge, stilisticamente eterogeneo e nuovo, specchio di una società compulsiva che indugia poco o nulla nella meditazione.
L’eredità dei passati decenni è amalgama condensato, un pastone già pronto per essere divorato ad uso e consumo del nuovo decennio. La musica non si è forse ridotta ad un mordi e fuggi da trangugiare nei ritagli di tempo? Non è forse lo spuntino che seda istinti famelici? Niente più cibo per saziare l’anima dunque. Niente prelibata degustazione. Ed ecco la schizofrenia di certi suoni rinnovata in uno slang musicale di contaminazioni urbane spesso introdotte dal caos quotidiano. Nel turbinio vorticoso di scat e controcanti, s’intromettono clacson, sospiri e guaiti, intermezzi che strozzano l’andatura di tastiere o strumenti meno consoni al pop (fisarmonica, violoncello, timpani e banjo) che qui rivendicano modernità e duttilità insospettabili.
Tra il raglio di un asino e il coro di voci rubate ad un collegio inglese spuntano, sorprendentemente integrate, andature in stile Let ‘Em In di Sir Paul McCartney e lo stesso crepitio elettronico che introduce Baba O’Riley de The Who. Per dirla insomma alla maniera di Levosier: nulla si butta, tutto si ricicla.
CuTe HoRSe CuT conta diciannove brani dai titoli bizzarri, composti con caratteri maiuscoli e minuscoli improvvisamente alternati proprio come nel titolo dell’album. Sicuramente naïf ma altrettanto ponderato, il disordine organizzato dei Gablé non lascia indifferenti: da un lato riattizza la voglia di seguire con partecipazione l’approccio a nuove strade, dall’altro convince che la musica è oggi nient’altro che effimero intrattenimento. Il combo transalpino (Gaelle, Mathieu, Thomas e Olivier), tuttavia, restituisce gusto ad un piatto generalmente insipido. Le giuste dosi? Sono loro stessi a rivelarle sul sito http://gable1.free.fr/. Un 15% di folk, altrettanto di elettronica, hip hop, rock, pop e lo-fi. A seguire un 10% di musica non etichettabile et voilà, les jeux sont fait!
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Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.