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Se c’è una cosa che gli piace fare la mattina è “tambiasare”. Tambiasare non è un agire, ma una predisposizione dell’animo che si presenta al mattino e corrisponde a quella dimensione interiore che ha tempo e non aspetta tempo, che si avvita su stessa, che fa scorgere il titolo di un quotidiano, l’immagine di una foto, il bordo di una tazzina di caffé, che fa pregustare un’azione prima di compierla o che rimane lì senza essere compiuta, nell’idea. Ma la prima cosa che viene da sé, spontanea e indispensabile, è inforcare gli occhiali e per uno che ha gli occhiali così grandi, come Camilleri, metterli è un gesto fondamentale…è come aprire una finestra e affacciarsi sul mondo, osservare le cose, magari al di sopra di “un filo di fumo” di una sigaretta accesa.
Una volta che si sono indossati gli occhiali anche “tambiasare” acquista una visione più nitida, la visione di un occhio attento e vispo abituato a scorgere quelle caratteristiche che fanno appartenere gli uomini a tante disparate categorie, che ti fanno scorgere alla maniera di Sciascia “l’omo fitusu” dall’uomo vero e che ti fanno dire di un atro uomo che forse non si tratta di un “essere umano” e la finezza non è tanto legata alla licenza letteraria, ma ad una capacità di lettura degli animi che solo i grandi drammaturghi possiedono e che riescono a farti sentire un “figlio cambiato” quando la realtà si discosta dalla tua legge interiore. Una volta indossati gli occhiali tutto appare chiaro, allora è più facile inventare personaggi piuttosto che storie e sospingerli sul palcoscenico, creargli ambientazioni tutto intorno e mettergli in testa una parte da recitare, non a caso, ma secondo una regia sottile che muove le fila della narrazione o il corso delle cose.
Un altro “Re di Girgenti” avrebbe creato Sei personaggi e li avrebbe messi alla ricerca di un autore che avesse avuto il coraggio di mettere in scena il dramma della loro personale vicenda, che avesse avuto il coraggio di passare dalla persona al personaggio, dall’avere forma, all’essere forma. L’anima si sa è come l’acqua che di per sé non ha forma. Camilleri sembra creare i personaggi e dargli i caratteri e la psiche piuttosto che creare le trame. E’ come se volesse
muovere l’ordito per disegnare tutto intorno un dove e un quando e poi un perché. E com’è la visione delle cose agli occhi di un siciliano vero come lui? E’ la visione nella visione, il dramma nel dramma, il viaggio da fermo in un’isola che da sola assorbe tutta la storia del Mediterraneo, che da sola attraversa tutta la storia delle genti.
Chi è siciliano ha in sé la quintessenza dell’Umanità una sorta di Patrimonio di un Bene immateriale indelebile formato di cultura, lingua, tradizioni, clima, paesaggio che incarna la storia e che ha in sé la capacità di partorire nuove storie fecondate dal mare, dalla terra e dall’essenza della sua propria natura.
Ed ecco che, con questi occhiali, prendono forma personaggi minori di quelli che indicano una strada o portano fuori strada. Gli occhiali di Camilleri mettono a fuoco la genti sana sana, spesso viddani che nun sanno leggiri libra ma sannu leggiri la vita. Questo si vede attraverso le lenti. Si vede la vita. Che prende forma ogni volta con saggezza rinnovata.
Ognuno si riconosce in “quella favola del figlio cambiato” che Pirandello scrive parlando di se stesso. “Quando si è in grado di comprendere”, quando le proprie idee si staccano dalla realtà che non riesce ad accoglierle allora i miti proliferano altrove, negli spazi della carta stampata, negli orizzonti delle visioni disincantate che pure ancora sanno creare immagini, sanno sovrapporle agli scenari impeccabili o imprecisi della verosimiglianza e del romanzo.
Dietro quegli occhiali, in fondo ci siamo tutti noi. Senza saperlo.

Ha collaborato alla stesura dell’articolo anche Marianna Scibetta

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.