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“Storia di un presidente che si credeva un topo” di Giuseppe Tecce presenta un titolo bizzarro, che potrebbe sviare il lettore e che invece è perfetto per descrivere la metamorfosi a cui va incontro il protagonista dell’opera, Andrea, che a causa del Covid19 perde contatto con la realtà e si rifugia in una fantasia che diventa la sua unica ragione di vita. L’autore mescola episodi reali ed eventi immaginari per rappresentare il punto di vista di un uomo come noi, che si è trovato di fronte agli effetti devastanti della pandemia e ne ha avuto paura. Andrea è molto metodico, abitudinario e purtroppo è anche ipocondriaco; affetto da diabete mellito, cerca di mantenersi sano e per alleviare la sua ansia legge molti testi medici. Quando inizia a spargersi la notizia di questo virus sempre più invadente, egli si preoccupa subito della sua salute, avendo una patologia che potrebbe acutizzare gli effetti del Covid19; tutto si complica nei primi giorni di marzo, quando il presidente Conte convoca d’urgenza il Consiglio dei Ministri per assumere provvedimenti contro la pandemia. Andrea va nel panico, soprattutto dopo aver visto la tragica situazione in cui versa Wuhan – «Il filmato che più di tutti aveva colpito Andrea era quello in cui si vedeva una normale strada di una grande città cinese, affollata di auto e di persone, dove, in primo piano, un signore non più giovane, fermo alla fermata dell’autobus, d’improvviso cadeva a peso morto in avanti, finendo disteso a terra, con il viso rivolto verso l’asfalto, senza che ci fosse alcun tentativo di attutire la caduta, proteggendosi con le braccia. Chiaramente era svenuto, o forse, addirittura morto». La paranoia di Andrea aumenta man mano che le restrizioni si fanno più rigide e i contagi salgono vertiginosamente; quando viene stabilito il lockdown, il suo primo pensiero va all’approvvigionamento di scorte alimentari, ossessionato dall’idea di trovarsi di fronte a una sorta di guerra batteriologica. Giuseppe Tecce presenta un personaggio pieno di paure e di ansie, in cui qualcuno potrebbe anche rivedersi; purtroppo, però, Andrea diventa ogni giorno più fissato con il virus e con il vaccino, e ciò gli fa perdere lucidità. Depresso e preda di un forte egoismo, trova un giorno una fuga dalla sua angoscia; benché non si comprenda se sia realtà o immaginazione, egli finalmente esce dal suo isolamento e parte per un’avventura che lo condurrà al destino che si è costruito con le sue mani.