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Come una foglia sull’albero o di Paste e Felicità.
Sabato sera Saverio La Ruina ci ha teletrasportato a Via del Popolo. No, non il famoso corso del Popolo romano, ma la sua personalissima “ Via del Popolo”, in anteprima regionale per Trame contemporanee 2023 alla Cittadella degli Artisti di Molfetta.
Via del Popolo comincia con due amici, una passeggiata al cimitero e tanti lumini accesi. Per ogni lumino una lapide, per ogni lapide una storia o, meglio, un intreccio di storie. Un intimo delicatissimo groviglio che parte da un padre di poche parole, Tata e suo fratello, Zio Nicola, che lo convince a lasciare il piccolo paesino di montagna e la sua difficile terra per Castrovillari, dove apriranno il loro primo bar, il Bar Rio. E allora siamo in un cimitero illuminato e delineato da lumini tombali ognuno dei quali accende una storia, si direbbe oggi sblocca un ricordo, si accede alla storia di una persona che non c’è più ma che così tanto ha colorato la tua infanzia. Così una passeggiata al cimitero del paese diventa la macchina del tempo di questa storia scandita da un ticchettio circolare ed il cimitero diventa prima il Bar Rio, ma poi anche Rio de Janero in Brasile, e poi ritorna Bar Rio per diventare casa Ruina a Via del Popolo che però poi si trasforma anche in un campo di grano, protagonista assoluto ad un certo essenziale punto del racconto.
Tanti luoghi per tante storie per tante lapidi di figure assenti che ormai ci sono più. Eppure questa è una storia di incontri. Ma anche di smarrimenti. Soprattutto di uno smarrimento. Di un uomo che non si trova più. Ed anche la storia di una strada, di una piccola strada che a percorrerla in realtà ci vogliono due minuti appena eppure c’è qui chi ce ne mette trenta.
Con questo suo pezzo probabilmente La Ruina ci vuole condurre e connettere al nocciolo duro della questione, della sua questione teatrale ed umana e quindi anche politica. Va a scavare nelle sue radici. Il perché si è in un determinato modo caratteriale, perché si fanno determinate scelte, perché si sceglie di rimanere o ri-tornare al paesello forse mai lasciato invece di partire per la grande città. Cosa nella nostra storia ci porta a prendere certi percorsi anche meno facili di altri. La sua questione personale la rende universale coinvolgendoci tutti puntando l’obbiettivo sul disagio della società contemporanea che ci ha dato tanto ma ci ha tolto forse molto di più a livello umano. Così come su via del popolo non ci sono più negozi gestiti da persone ma da marchi, così come il cimitero è abitato da lapidi di individui scomparsi ormai irripetibili per storia e cultura rurale, Ruina compie questo magico gioco teatrale in cui porta in vita gli assenti e ci fa fare i conti con ciò che ormai non ci può più essere.
VIA DEL POPOLO – Prima regionale
di e con Saverio La Ruina
Disegno luci Dario De Luca
Collaborazione alla regia Cecilia Foti
Audio – Luci Mario Giordano
Allestimento Giovanni Spina
Dipinto Riccardo De Leo
Amministrazione Tiziana Covello
Produzione Scena Verticale
Organizzazione generale Settimio Pisano