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“Life is out of the box” è la scritta al neon che conduce all’ingresso. E in effetti occorre pensare un po’ fuori dalle righe consuete per associare questo edificio a un ostello. Eravamo abituati a pensarli come luoghi spartanissimi, oggi invece sono lifestyle e di design, a misura di nomade digitale.
Si presenta così Yellow Square, il nuovo ostello che ha aperto i battenti a Milano da poche settimane sulla scia del capostipite romano, fondato oltre venti anni fa dai fratelli Fabio e Marco Coppola.
A due passi da Porta Romana, conta camere comuni e private, in ognuna campeggia un animale italiano in via d’estinzione disegnato grazie a una residenza d’artista: e poi la piazzetta esterna, il baretto, il co-working, un’area per concerti ed eventi, una playroom per riunioni che ha anche una PlayStation, e una ex cappella che diventerà un club. Lo abbiamo visitato insieme ai co-founder e a Paola Caridi, responsabile marketing.
«Per creare questi luoghi abbiamo ascoltato le esigenze dei clienti – spiegano – : gli ostelli non sono più solo luoghi per dormire, ma luoghi di aggregazione, creano occasioni per stare insieme, tra persone che sono in viaggio per lunghi periodi e vogliono fare esperienze di vita, ma anche con i locals, che spesso sanno essere i migliori concierge della città in cui vivono». E che a Yellow Square potranno venire per un drink, per lavorare e, quando saranno aperti, per un salto dal parrucchiere, una serata al club La Chapel (ricavato appunto dall’ex cappella nel sotterraneo) o una puntatina allo spazio eventi, che si candida ad ospitarne di ogni tipo, dalla stand-up comedy alle presentazioni di libri, dai concerti alle lezioni di yoga.
L’ostello di nuova generazione infatti vuole essere aperto alla città. Ma anche a chi voglia dare il proprio contributo creativo nella scia del free staying e delle residenze artistiche: per esempio in ogni camera gli ospiti trovano dei murales di un animale italiano in via d’estinzione realizzati dallo street artist Lorenzo Ticci in arte Cancelletto e, scansionando il QR code preposto, possono scoprire piccole storie animate sull’animale protagonista, realizzate da Julio Martinez in arte Waiki Toons.
Sono due le palazzine, che comprendono 98 posti letto in dormitori misti (prezzi tra i 25 e i 35 euro) e 29 camere private (da 65 a 110 euro), ma anche diversi spazi comuni aperti al pubblico, per un totale di oltre 1.800 metri quadrati. Tra i 18 e il 30 anni, con una leggera prevalenza di donne, è questo l‘identikit dei clienti che hanno iniziato a soggiornare qui. E per i nomadi digitali c’è la tariffa nomad che per due settimane comprende anche la scrivania nel co-working.
«Credo che l’approccio aperto e informale di YellowSquare risponda al meglio alla voglia di ritorno alla condivisione di tutti i viaggiatori, dopo l’esperienza della pandemia», commenta Fabio, che per sè ha scelto anche la “carica” di chief visionary officer. Gli fa eco Marco, “chief navigator officer”: «E ci piace l’idea di ripartire da Milano, una città da sempre votata alla scoperta e alla curiosità. Per questo speriamo di diventare un punto di riferimento anche per il quartiere e per i milanesi».
Il terzo socio è Luigi Boccaforno, cugino dei due co-founders, guarda ancora più avanti e annuncia l’ulteriore crescita della famiglia YellowSquare: «Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci ed entro poche settimane inaugureremo anche un terzo ostello. Ci vediamo a novembre, allo YellowSquare di Firenze».
Mariangela Traficante (Viaggi Off)