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Dopo quasi duemila anni il Colosseo si prepara a cambiare ancora. Entro il 2023 la sua arena avrà un pavimento in legno altamente tecnologico e green, con un sistema di pannelli dall’anima in fibra di carbonio che, muovendosi e ruotando, garantiranno sia la vista dei sotterranei, sia la loro ventilazione.
«Sarà una struttura super leggera e reversibile», assicurano i progettisti di Milan Ingegneria, la società veneziana che ha vinto, in pool con altri specialisti, il bando di gara di Invitalia per realizzare l’opera finanziata dal 2015 con 18,5 milioni di euro.
A portare avanti l’idea, nonostante le contestazioni, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini che oggi presenta «un progetto ambizioso che aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche, recuperando l’immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica».
L’obiettivo è sfruttare l’arena rinnovata per eventi di alto spessore, iniziative culturali e spettacoli di livello internazionale, tanto che già il 29 luglio l’anfiteatro (ancora da ammodernare) ospiterà simbolicamente il primo G20 dei ministri della Cultura.
Quello svelato in queste ore è il progetto di massima, scelto tra dieci in lizza da una commissione sorteggiata da Invitalia. A questo seguirà un altro bando di gara per individuare l’impresa che lo realizzerà nei tempi previsti (si spera).
La piattaforma, spiega l’architetto Fabio Fumagalli di Labics, dovrà essere collocata, grazie a spessori ridottissimi, alla quota che aveva all’epoca dei Flavi. E «riprende dal piano originario sia la forma sia le funzioni». Inoltre, le travi «saranno poggiate direttamente sulle mura, senza ancoraggi meccanici», questo per rendere la struttura il meno invasiva possibile, oltre che reversibile. Il nuovo piano di calpestio sarà costituito da pannelli mobili realizzati in fibra di carbonio e rivestiti in legno di Accoya, materiale solido e resistente nel tempo.
Un sofisticato meccanismo di «rotazione e traslazione» dei pannelli, poi. servirà a garantire sia la visuale dei sotterranei, sia la loro areazione e illuminazione. Distribuite lungo il perimetro del monumento, 24 unità di ventilazione meccanica controlleranno l’umidità e la temperatura degli ambienti ipogei. «In 30 minuti si potrà garantire il ricambio completo dell’intero volume d’aria», assicurano ancora i progettisti.
Nonostante tutto, la nuova arena del Colosseo è già stata fortemente criticata. Tra tutte, le voci dello storico dell’arte Tomaso Montanari, che ha dichiarato: «Ottime professionalità messe al sevizio di un pessimo progetto». Alla sua contestazione è seguita quella dell’archeologo Paolo Liverani, secondo cui «pompare ulteriori risorse nel luogo più visitato d’Italia quando ci sono tanti siti minori ancora a secco è a priori inopportuno».