Se la frenesia dei tempi moderni investe sempre di più le nostre vite, immaginatevi cosa può accadere a chi cerca di non farsi sopraffare dalla tecnologia e dai moderni sistemi che dettano regole sempre nuove. È il tragicomico destino a cui va incontro il protagonista di «Contrattempi moderni», lo spettacolo con in scena il performer pugliese Raffaello Tullo, che torna adesso sul palco: il nuovo appuntamento, che apre un tour nei teatri italiani, si terrà sabato 9 dicembre, alle 21, al Teatro Abeliano di Bari (biglietti in vendita sul circuito vivaticket.it, infotel: 377.224.92.73).
Lo show è coprodotto da Teatro Traetta, Comune e Parco delle Arti di Bitonto, con il sostegno di «Supermercati Dok & Famila». Scritto dallo stesso Tullo, insieme a due nomi di grido come Alessandro Clemente (autore di Benigni, Crozza, Luca e Paolo) e Alberto Di Risio (quest’ultimo anche regista, autore storico di Fiorello).
Raffaello Tullo, noto anche come fondatore e autore di tutti gli spettacoli della Rimbamband, ha riversato in questo suo primo lavoro da solista lo stile teatrale che gli è consono: comicità, musica, citazionismo e virtuosismi, fusi in una miscela drammaturgica esilarante e al tempo stesso poetica. Strizzando l’occhio nel titolo al celebre capolavoro di Charlie Chaplin, lo «smilemaker» pugliese conduce il pubblico nell’universo immaginifico delle cosiddette «physical comedy», un genere di commedia imperniata sull’uso e la manipolazione del corpo nella sua totalità, per ottenere l’effetto comico. Tra «slapstick», clownerie, rumori fuori scena, situazioni assurde e paradossali, gag visuali, acrobazie percussive e tanta fantasia, «Contrattempi moderni» è un testo originalissimo e dotato di un linguaggio innovativo, con uno stile che armonizza modernità e tradizione. Interagendo con la tecnologia per creare drammi e soluzioni maldestre, incanto e magia.
Tutto è ambientato nella nuova casa nuova in cui si è appena trasferito il protagonista, interpretato da Tullo, da solo in scena: lì convive con un pappagallo parlante, che nel ritmo incalzante e crescente del racconto diventa il suo vero antagonista. L’uomo è in balìa di questa modernità, vittima di una domotica spiona ed impicciona. Ma anche di una fidanzata assillante e invadente, che annuncia con messaggi vocali compulsivi l’imminente arrivo per pranzo. La preparazione del convivio finirà col diventare un’epopea grottesca e surreale per il malcapitato, vittima costante di incidenti e inciampi.
Lo show registra continui successi e sold out nei teatri di tutta Italia. Con una componente fondamentale, data dopo data: la pièce si è pian piano arricchita di nuovi numeri ed effetti drammaturgici, scaturiti dalla fantasia sempre in moto di Tullo. E da una «lettura» tragicomica della realtà tecnologica che ogni giorno ci pone davanti a nuovi quesiti, trasformandosi spesso in montagne insormontabili per il protagonista.
Tra numeri teatrali nuovi di zecca, vestizioni grottesche e oggetti simbolo che suscitano evocative suggestioni, non mancheranno i disagi comunissimi di chi cerca di prenotare un biglietto aereo o di sbloccare il proprio smartphone tramite il riconoscimento facciale. Questa commedia musicale, a tratti circense e follemente creativa, promette tante risate ma anche spunti di riflessione: chiunque può infatti ritrovare nelle idiosincrasie del protagonista i propri drammi quotidiani. Tra specchi dispettosi, pubblicità invadenti, aspirapolveri danzanti, bicchieri intonati e pentole suonanti. Con un cameo persino di Al Bano Carrisi, oltre all’interazione con schermi e contenuti multimediali. Non mancano citazioni dal cinema mainstream, da «Il grande dittatore» a «Ghost», da «Frankenstein Junior» a «Dirty Dancing», sino a «Titanic» e tanto altro.
«Ci sono dei chiari riferimenti autobiografici – spiega Raffaello Tullo –, il protagonista è ingabbiato in un’esistenza non perfettamente in sintonia con la sua natura di uomo libero e creativo. E il rapporto disastroso con la tecnologia è solo una sfumatura del suo disagio. Ma il finale a sorpresa svelerà l’inevitabile ribellione, riconciliandolo catarticamente con sé stesso. Il concetto cardine che ho trattato nella pièce è che, proprio come il protagonista, qualche anno fa ho vissuto un momento della vita in cui non mi sentivo perfettamente in sintonia con la mia natura: frequentavo gente che non mi piaceva, ed ero schiavo di alcune catene. Di cui poi paradossalmente mi sono liberato nel periodo in cui tutti si sentivano ingabbiati: mi riferisco al lockdown, quando è scoppiata la pandemia e siamo stati costretti alla quarantena. Proprio in quel frangente ho avvertito di aver ritrovato la mia libertà. Anche grazie alla scrittura di “Contrattempi moderni”. E tale percorso, ho provato a raccontarlo con creatività e ironia in questo spettacolo.
Al confezionamento finale di «Contrattempi moderni» ha lavorato un nutrito comparto tecnico: direttrice di scena è Martina Salvatore, presenza fondamentale dello spettacolo, che al termine regala anche una sorpresa al pubblico, insieme allo stesso Tullo.
La direzione tecnica e le luci sono di Andrea Mundo, gli inserti videografici di Vincenzo Recchia, i video di Michele Didone (ottimizzazione di Daniele Motolese), la direzione della fotografia di Claudio Procaccio, la scenografia di Claudia Castriotta. Con il contributo della «Casa della Parrucca» di Piero Mansueto.
Quanto alla «colonna sonora», arrangiamenti e piano sono di Alberto Iovene, canto e cori di Fabio Lepore e Martina Salvatore, chitarra e batteria di Raffaello Tullo, contrabbasso di Camillo Pace, il clarinetto di Andrea Campanella. La voce della fidanzata è di Annabella Giordano, quella del pappagallo di Tullo.
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