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“Riprendiamoci le braccia rubate alla terra”. La campagna italiana si riprenderà con gli interessi le sue braccia, sin qui scippate prima dall’industria, poi dalle professioni, infine dai laureati in scienze della comunicazione. Lo sostiene , assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna in un libro presentato all’ultimo Vinitaly. Meglio un contadino laureato che un avvocato disoccupato (Guerini e Associati editore, 128 pagine) – con la presentazione del presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi e la prefazione del sindaco di Roma, Gianni Alemanno – è la rivalsa della campagna sull’industria e sulla crescente precarietà delle professioni. Un ritorno alle origini – quello sostenuto da Prato – non filosofico ma pragmatico, sostenuto da cifre, best practice, ‘visioni’ su una campagna del futuro fatta di migliaia di ‘kibbutz’ dell’energia, di agri-aree di servizio, di attività multifunzionali legate a doppio filo con l’attività turistica (agriturismo, strade del vino, ecc.). Un mondo rurale ‘rivalutato e riqualificato’ che di antico ha solo l’orgoglio per una campagna piena di valori e di possibilità: “Lo spopolamento delle campagne – spiega l’autore – è frutto del disamore delle nuove generazioni nei confronti dell’attività agricola, attirate da percorsi formativi apparentemente più attrattivi perché «di tendenza», ma non per questo garanzia di uno sbocco lavorativo. Da qui il paradosso, le campagne si svuotano e le aule dei tribunali si riempiono: “Siamo il Paese europeo con più avvocati – nota Prato – sono 210mila, uno ogni 283 abitanti. Numeri alla mano, occorre andare nelle scuole per spiegare ai ragazzi che, per l’appunto, è «meglio un contadino laureato che un avvocato disoccupato»”. Un teorema da cui scaturiscono diverse ricadute positive, in primis a vantaggio dell’occupazione perché cambiando paradigma l’agricoltura potrebbe assorbire tutto ciò che il ciclo industriale e le strutture pubbliche non sono più in grado di accogliere. Non solo. Il lavoro agricolo infatti potrà contrastare l’erosione demografica e portare un ampio contributo all’ambiente attraverso la tutela del paesaggio. Con il risultato di distribuire ricchezze in modo orizzontale in assenza del sostegno degli aiuti di Stato che, già dal 2013, potrebbero drasticamente diminuire.
Andrea Prato (Cosenza, 1964) è assessore all’Agricoltura e alla riforma agro-pastorale della Regione Sardegna. Dal 1989 svolge attività di consulenza di direzione aziendale presso importanti industrie produttive. Nel 2000 intraprende l’attività imprenditoriale in proprio. È socio di Amalattea, fondatore del Gruppo Alimentare Sardo di cui è stato amministratore delegato e direttore commerciale. Ha coordinato il tavolo regionale dell’agro-industria al quale partecipano tutte le associazioni datoriali e sindacali della Sardegna, ed è nel direttivo nazionale della CDO agroalimentare e in quello del distretto della montagna.