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Svetta sulle colline di Motta d’Affermo la piramide che il mecenate siciliano Antonio Presti ha commissionato a Mauro Staccioli. La scultura, che ha tre lati di 22 metri per 30 d’altezza, sul trentottesimo parallelo dove sta, un pò tremolante, questo pezzo di Sicilia ferito da frane e smottamenti.
Per placare la furia della natura, saccheggiata da incuria e cemento, Presti insiste con il suo metodo preferito, portare la bellezza nei luoghi. Il risultato e un’altra installazione artistica nel parco scultoreo più grande d’Europa, la Fiumara d’arte, dove l’ultima opera, il Muro della vita, fu inaugurata 19 anni fa.
Staccioli ha dedicato due anni e mezzo di lavoro per realizzare la piramide, «oggetto che fa coesistere gli opposti, che crea equilibrio: il triangolo – afferma l’artista – è l’immagine a tre punte di cui immagino che i vertici siano arte, religione e filosofia. È la Sicilia», è Motta d’Affermo, dal cui promontorio, che ha come sfondo lo scavo dell’antica città di Halasea, parte una linea verso il mare e le isole Eolie.
«La Piramide ammonisce la coscienza degli uomini – dice Presti -. La nostra società ha smarrito ogni senso di bellezza, di dignità. Quando il potere sceglie come suo valore la mediocrità, è incapace di progettare il futuro, trascinando verso il basso la società, consegnandola a uno stato di implosione emozionale».
La struttura della Piramide, un tetraedro cavo, è stata realizzata con centinaia di lastre in acciaio corten, uno speciale materiale che a contatto con l’aria si ossida e assume un colore bruno intenso. Al tramonto i raggi del sole accendono di rosso l’acciaio e la luce penetra all’interno della scultura attraverso un taglio sullo spigolo orientato a Nord-Ovest, in direzione di Cefalù.
Il centro della Piramide si completa con delle antiche pietre corrose dal mare prima che le acque si ritirassero dall’altura, ritrovate durante gli scavi di sbancamento e ricomposte per la realizzazione della spirale all’interno dell’opera, nutrita dalla stessa terra rossa e ferrigna su cui sorge.
L’opera sarà accessibile all’interno solo il 21 giugno di ogni anno, in coincidenza con il solstizio d’estate. Tra i progetti di Presti c’è l’idea di ritualizzare l’apertura della piramide coinvolgendo poeti, musicisti e danzatori, e di sancire un gemellaggio con le isole Eolie, dove lo Stromboli, con il suo triangolo di fuoco, si collega idealmente all’emergere della struttura nel parco della Fiumara d’Arte.
Intanto, l’Atelier sul mare, l’albergo di Tusa sventrato da Presti e riedificato con opere di artisti contemporanei, si arricchisce di due nuove stanze: ‘La Trinacrià, realizzata da Staccioli, e ‘L’Opra di Mimmo Cuticchio, il funambolico puparo palermitano che porta per i teatri del mondo le sue marionette a cui da voce attraverso il suo ‘cuntù. Le nuove camere si aggiungono a quelle già realizzate da Hidetoshi Nagasawa, Fabio Plessi, Piero D’Orazio, Luigi Mainolfi, Danielle Mitterand e ad altre ancora. Ne rimangono solo poche per completare l’originale albergo.