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Ha riscosso una standing ovation l’ultimo film di Sergio Rubini, presente in sala e sul palcoscenico prima della proiezione assieme a Rocco Papaleo (co-interprete assieme allo stesso Rubini) l’attrice Ivana Lotito, il presidente dei distributori italiani Luigi Lonigro e il produttore Domenico Procacci. Bianca Guaccero, che ha un ruolo nella pellicola, non è arrivata in quanto impegnata a Milano col programma Detto Fatto, su Rai Due. Rubini si è presentato sul palco con un look originale, ovvero giacca in velluto nero su jeans "vissuti".Il popolare attore-regista ha scherzato sul fatto che vorrebbe utilizzare lo stesso fisioterapista del produttore e distributore Andrea Occhipinti, presente poco prima sul palco per una premiazione e fulgido e "dritto" nei suoi splendidi 62 anni.Dopo di ciò va detto che Il Grande Spirito presentato in Anteprima Mondiale come si legge sul libretto del Bif&st è un film davvero brutto e dunque proporlo come una pellicola di stampo "universale" è oggetto di disputa.Trattasi di un produzione a basso costo ambientata interamente a Taranto, in quartieri popolari e in particolare in un lavatoio-rudere dove Rubini, nei panni di Tonino, rapinatore di bassa tacca, si rifugia dopo avere sottratto ai complici di una rapina il malloppo che ne è derivato.Tonino è ferito ed è assistito da un emarginato sociale, che si fa chiamare Cervo Nero e si considera un membro della tribù dei Sioux (Rocco Papaleo)Bianca Guaccero ha il ruolo (di seconda piano) di una "ex" di Tonino, alla quale l’uomo vuole ricongiungersi per spartire con lei il bottino, ai fini di una vita migliore. L’opera è un misto tra film d’azione e vicenda intimista. Rubini e i suoi scagnozzi parlano in dialetto barese ( o pugliese) e nell’ambito di una proiezione nazionale occorrerebbero eventualmente i sottotitoli.
Ne abbiamo visionati tanti altri però di film sulla pugliesità verace, dunque l’originalità risulta annacquata. La nuova opera di Rubini descrive una Puglia che certamente esiste e sussiste nell’immaginario, anche nelle derive descritte, ma che viene anche raffigurata in maniera compiaciuta, come se queste caratterizzazioni costituissero un folklore da esibire al mondo. Per tali e anche altre ragioni, Il Grande Spirito risulta un prodotto non di dubbio gusto ma di un sapore troppo verace, come un cibo condito con troppa salsa e spezie e finanche inutilmente autocompiaciuto. Sono film che non riscuotono nessun interesse dal Centro-Italia in su e questo va detto. Piazzare un’opera del genere nella rassegna del Panorama Internazionale è una scelta irrazionale. Esistono dei riferimenti all’Ilva, ma sono più interessanti quelli riguardo il disagio mentale del personaggio interpretato da Rocco Papaleo. Il ruolo di Ivana Lotito è più ampio e bello di quello dato alla Guaccero. La Lotito recita nei panni di una casalinga abusata dal marito- padrone che la fa prostituire. Nel secondo tempo Il Grande Spirito si trasforma in un film alla Tarantino, con eccessi di violenza se non indesiderata, abbastanza incomprensibili. Alla fine della proiezione, una standing ovation del pubblico pagante, come già accennato. Tale reazione positiva, più che una captatio benevolentiae, è spiegabile forse per l’empatia che si innesta con la grande umanità dei personaggi "a margine" portati avanti da Rubini e Papaleo. Bravi, ma non si può costituire un intero film su di loro. Inoltre questa nuova produzione in uscita il 9 maggio nella prima parte risulta anche abbastanza lenta e noiosa.
Foto di Raffaella Fasano (riproduzione riservata)