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Liberarsi per conto terzi di una colpa. È il servizio offerto dall’agenzia ‘Sorry’ creata dai quattro giovani berlinesi Kris, Wolf, Frauke e Tamara. A chiedere scusa e a risarcire le vittime delle crudeltà subite è così qualcun altro mandato al posto di chi le ha commesse.
A inventare questa agenzia ai confini della realtà è lo scrittore tedesco con radici serbo-croate Zoran Drvenkar, 42 anni, nel suo agghiacciante thriller ‘Sorry’ (Fazi, pp. 490, 19 euro)., selezionato al Festival del Cinema di Berlino come uno dei 12 migliori libri candidati a una trasposizione cinematografica, che in Germania ha venduto oltre 50 mila copie nei primi due mesi dall’uscita in libreria. Drvenkar, autore di libri pluripremiati per bambini e ragazzi, scritti con lo pseudonimo di Victor Caspak&Yves Lanois, vive in un antico mulino nei pressi di Berlino, e sarà ospite il prossimo dicembre del Courmayeur Noir in Festival.
Partita con un annuncio sulla Zeit e sul Tagesspiegel, composto nello stile di un necrologio elegante, Sorry così si presenta: «Ce ne occupiamo noi. Niente più imbarazzo. Passi falsi, incomprensioni, licenziamenti, liti & errori. Sappiamo cosa dovreste dire. Diciamo quello che vogliono sentire. Professionalità & discrezione». Per contattare l’agenzia niente mail o pagine web, solo il numero fisso del telefono di Kris. Difficile immaginare il successo ma, dopo i primi due giorni di silenzio cominciano ad arrivare le telefonate che si moltiplicano rapidamente. Le richieste sono tantissime, sembra proprio che siano in molti a non voler vivere con il senso di colpa. Kris, Wolf, Frauke e Tamara entrano in un grande giro d’affari e acquistano un’elegante villa ai margini della capitale, sul lago.
Ma le cose si complicano: non è poi così facile riuscire a liberarsi di una colpa attraverso un’altra persona e non è neppure semplice capire quale sia la sua vera origine. I quattro creatori di ‘Sorry’ lo capiscono quando si trovano di fronte al corpo martoriato di una donna che li fa entrare in un labirinto in cui non è più facile distinguere fra la vittima e il carnefice. Il percorso da questo momento è costellato di trappole, false piste, errori che gettano i quattro berlinesi nella confusione e nella mancanza di vie d’uscita. È come se qualcuno volesse punirli per la leggerezza con cui hanno affrontato un tema pesante come quello della colpa. «Avete dispensato assoluzioni, vi siete assunti le colpe altrui, come se fosse così semplice» scrive Drvenkar ma «la colpa è privata. E nessuno può scusarsi con un morto, non è vero?». Insomma, la prospettiva cambia velocemente quando il tema con cui confrontarsi sono crudeltà e risarcimenti.