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Nei giorni scorsi la Corte Costituzionale ha espresso una anticipazione delle sue decisioni in ordine alle eccezioni di incostituzionalità sollevate da alcune Regioni sulla legge sulla Autonomia Differenziata tanto cara alla Lega. Non è ancora la sentenza nella sua interezza e nella sua pienezza formale ma si tratta di indicazioni ufficiali. Molti i rilievi che inducono a chiedersi se gli “esperti” giuristi dei Ministeri e dei partiti che hanno steso la legge impugnata e che sono profumatamente retribuiti siano effettivamente esperti o meno. I distinguo che tutti giornaloni si sono affrettati a riportare non li enunceremo qui un’altra volta, ma vorremmo sottolineare un fatto che in un certo senso innova e sancisce un principio evidentemente non sufficientemente noto ai nordici desiderosi di trattenere fette di gettito fiscale nella disponibilità delle proprie macchine burocratiche regionali. Cioè la Corte ribadisce la centralità della solidarietà e sussidiarietà tra Regioni e Amministrazione centrale nella conservazione della unitarietà nazionale e nella ottimizzazione e massimizzazione dei servizi erogati ai cittadini. Cioè pone questo valore al di sopra delle convenienze economiche di chiunque e lo trasforma -come già era ma non sufficientemente sottolineato- in valore costitutivo della unità nazionale e cioè forte (diciamo noi) quasi quanto il 139 e l’articolo 1. Creando e/o confermando diritto costituzionale.
Per estrema sintesi: mentre le Regioni del nord volevano soldi (e competenze), la Suprema Corte impone che li si diano alle Regioni in difficoltà.
Come smacco non c’è male!
I meridionalisti approssimativi (di sinistra ma anche alcuni di destra) che hanno promosso il referendum probabilmente non saranno così contenti di questa “vittoria” che rende molto problematica la celebrazione dei referendum che sono stati voluti per fare propaganda su un argomento enfatizzato a bella posta per dare un senso alla esistenza delle compagini di sinistra nel Sud. Ma i meridionalisti veri saranno contenti di questo riconoscimento dei diritti del Sud che però nulla dice del “sistema” nordcentrico che continuerà a rastrellare risparmi, braccia, menti, energia meridionali per portarle al Nord in cambio, forse dei livelli essenziali delle prestazioni? Vedremo.
La legge permette a precisi soggetti qualificati di esprimere e depositare ufficialmente il proprio parere alla Corte e così ha fatto alcuni mesi fa nei termini prescritti l’Associazione dei Consumatori Assoconsum Puglia assistita dall’avv. Amenduni e supportata dal parere del noto meridionalista e Direttore editoriale del gruppo Barisera, Canio Trione. In esso si sono evidenziati molti aspetti di sospetta incostituzionalità oggi esistenti che impattano con la questione trattata. Se è vero che in ossequio alla unitarietà dell’Italia (è scritto nel parere) si consente di sfruttare le risorse del sud (dal petrolio al sole, dal vento al risparmio, dai lavoratori alle infrastrutture) il cui profitto e il cui gettito fiscale vanno al nord, non si può consentire che questo gettito fiscale realizzato con risorse del sud vada e rimanga ad esclusivo vantaggio del nord.
Ecco come emerge il valore del contenuto unitarista della sussidiarietà e solidarietà nella nostra Costituzione: sembra che la Suprema Corte dica tra le righe che non esiste il concetto del “questo è del Nord e questo no”, ma il gettito fiscale è unitario ed è “nostro” cioè di tutto lo stato di cui le Regioni fanno parte; la politica nell’ambito istituzionale esistente ne dispone, forse male e molto male dirottando sistematicamente tutto al nord, ma è un male che è stato tollerato e si tollera in ossequio alla unitarietà nazionale.
Se però come le Regioni del Nord auspicano, si sancisca che quel gettito non è “nostro” di tutti gli italiani ma va devoluto a loro (alle Regioni del Nord) assieme ad alcune funzioni, allora -diciamo noi- anche le risorse del Sud devono tornare ad essere dei legittimi proprietari.
Sembra che la Corte abbia fatto o abbia condiviso questo ragionamento e si è espressa chiaramente: non deve cambiare nulla nella Unità Nazionale: tra Regioni e Stato centrale vige la regola della solidarietà e sussidiarietà per meglio servire i cittadini e il Sud ha diritto costituzionale a vedersi ritornare parti di quanto devoluto da tutti gli italiani alle casse unitarie per il miglioramento dei servizi erogati sempre che la politica nazionale lo deliberi.
E qui si introduce il tema dei Lep per il finanziamento dei quali serve la unitarietà nazionale e per la quantificazione ed individuazione dei quali ognuno -Parlamento e Governo e Regioni- deve fare la propria parte in un clima collaborativo per il bene comune.
Leggeremo più precisamente nella sentenza cosa ha stabilito la Corte per verificare la correttezza di quanto sembra essere emerso dalla analisi del primo comunicato, ma condannare il Sud a servizi “essenziali” (cioè minimi) in eterno significa svuotarlo e ciò è incostituzionale e non fa bene a nessuno. Quindi speriamo che emerga chiarissimo che i Lep sono un viatico provvisorio, una “pezza”, non certo un obiettivo ambizioso da raggiungere e che anche il riscatto del Sud e di tutte le altre aree periferiche, interne e marine (come già recentemente introdotto in Costituzione) venga ribadito una ulteriore volta essere una parte integrante della nostra Costituzione e non espressione di quei pochi meridionalisti piagnoni che sono alla continua ricerca di qualcuno cui fare vertenze.
Canio Trione

Direttore editoriale di Bari Sera e delle altre testate della editrice La Città, meridionalista da tempo immemore; scrive da sempre di economia reale, credito, finanza, scienza della moneta; ha pubblicato decine di saggi; grande critico della gestione dell'euro; profondo conoscitore della storia anche remota dell' economia.