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Carlo Capotondo si è posto l’obiettivo di ricercare la verità nascosta in ognuno, e specialmente in chi è più esposto al male di vivere; da questo scopo è nata la raccolta di racconti “Desideria. Atto primo”, in cui possiamo contemplare una straordinaria galleria di ritratti, dipinti con colori tenui oppure accesi, materici o appena accennati sulla tela, che tentano di restituire la complessità e la ricchezza di sfumature della natura umana. L’autore usa la penna esattamente come un pennello, intingendola nel vasto e burrascoso mare delle sensazioni umane: le sue rappresentazioni sono spesso inquietanti e oscure, attraversate da un profondo dolore che si placa solo in alcuni momenti, dando finalmente spazio alla luce. Nei sei racconti di cui è composta l’opera incontriamo alcuni personaggi tanto intensi che è impossibile restare distaccati nei confronti delle loro vicende di vita: si entra nelle loro drammatiche storie, si prova empatia e a volte pena per loro e capita spesso di sentirsi coinvolti intimamente dalle loro traversie, mentre li si osserva arrancare, cadere e tentare miseramente di rialzarsi. Un esempio lampante è il racconto d’apertura della raccolta, “Desideria”: i due protagonisti, Paolo e Desideria, sono figure ambigue, disagiate, perseguitate dalla sfortuna, eppure, come per magia, il lettore riesce a specchiarsi nelle loro sofferenze e a comprendere i loro affanni e perfino i loro gesti più controversi. Desideria è una giovane così sola da spezzare il cuore: decide quindi di spingersi oltre il lecito, per rimediare drasticamente alla sua situazione; sarà Paolo a subire la disperazione della ragazza, e a pagare un prezzo molto alto. Paolo è un uomo malinconico e riservato, che non è mai riuscito davvero a integrarsi nella società: quando incontra Desideria, pensa di aver trovato un’anima affine, che possa capire i suoi tormenti; la solitudine della giovane, però, ha corrotto il suo giudizio e l’ha spinta a credere di non poter ottenere niente se non forzando la mano. Fra i due si instaura un gioco pericoloso, tra le mura di una casa diroccata e sporca, in cui bisogna fare piano perché tutto intorno abitano solo persone che non riescono ad essere serene con loro stesse, a detta di Desideria. «Il dolore e la follia si erano mescolati diventando una cosa unica, dalla quale nessuno dei due riusciva a staccarsi, malgrado entrambi ne fossero coscienti creatori e protagonisti»: Desideria e Paolo ritorneranno idealmente in alcuni degli altri racconti, esempi di un’oscurità che però brama disperatamente la luce.