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Un titolo scomodo, un tema universale, un linguaggio che colpisce lasciando i segni, un trip macabro nella coscienza più intima dell’uomo, il superamento del limite delle coscienze attraverso una rischiosa invasione di campo nella spiritualità dell’oltre-vita.
“David è morto” ultimo spettacolo di Babilonia Teatri in scena all’Arena del Sole di Bologna sino al 21 febbraio 2016, sembra l’ennesima tappa di un percorso verso l’ignoto e con l’ignoto spirituale, iniziato dall’incontro con la fine da cui l’omonimo spettacolo “The End”, e che forse proseguiva nello spettacolo “Jesus”. Non si tratta di uno spirituale per religiosi o per eterei, ma per uomini attaccati alla vita e alla terra.
Sulla scena un cuore luminoso dai cromatismi rosso fuoco incornicia le vicende di cinque morti parlanti di cui il protagonista è David (Filippo Quezel), presentato da una voce fuori campo. David ci racconterà la sua storia nel suo nuovo stadio oltre-vita seguendo un ritmo verbale vertiginoso, quasi senza pause e senza respiri, elemento che caratterizzerà tutti i monologhi-dialoghi di questo spettacolo. Una mattina perfetta per togliersi la vita, David penserà al suicidio perfetto e lo descriverà con una precisione dettagliata dagli esiti nauseabondi. Sua sorella Iris (l’attrice disabile Chiara Bersani) ci racconterà – con una recitazione da capogiro – delle sue abitudini e di quello che odia. Per esempio confessa il suo disprezzo e la sua diffidenza per tutti i vegetariani. Oppure quando al mattino si alza a fare colazione, preferisce mangiare cibo dolce. Ma la mattina del suicidio di suo fratello David, la colazione era salata: dava di ketchup, dava del sangue di suo fratello. David e Iris diventano a tratti i personaggi-icone del disagio di una generazione o di quella cerchia di persone per cui non esiste più il rapporto tra genitori e figli, o per cui forse non è mai esistito (Iris veniva picchiata dal padre).
Le figure genitoriali (Alessio Piazza e Emanuela Villagrossi) alloggiano in una dimensione parallela a quella dei figli. Incomunicabilità e mondi asettici li dividono, al punto che anche Iris dovrà pensare al suo suicidio e si toglierà la vita impiccandosi per comunicare con loro (o forse per vivere come avrebbe voluto?) e per seguire il fratello David. Gli attori di “David è morto” trattengono l’energia per liberarla nella potenza verbale, sviscerano i pensieri trattenuti dei personaggi per srotolarli nella stratificazione e nello spessore di un malessere interiore congenito e legato all’ontologia dell’esistenza stessa. Nell’ultima parte Alex (Emiliano Brioschi) nel ruolo di un cantante diventato famoso grazie al singolo “Nuvole” entra in scena e, come una specie di deus ex machina, sviluppa gli aneddoti della vicenda, ma senza darne una reale soluzione. Racconta dello snervante incontro con una venditrice di materassi e degli inutili dettagli legati alle caratteristiche di questi materassi. Ricorda il giorno della sua illuminazione: il giorno in cui ha sentito al tg la notizia del suicidio di David. Da quel giorno gli è venuta l’idea della suo nuovo successo musicale, la canzone dal titolo “David è Morto!”. Un cimitero di croci invade la scena e nessuno immaginerebbe che la nuova hit di Alex sarà cantata proprio lì sul palco del teatro. Toni macabri, brividi lungo la pelle, una specie di funerale rock con le chitarre stridenti e il ritornello ripetuto come un delirio impazzito, come un grido di aiuto. Alla fine Alex si punterà la pistola alla testa.
“David è morto” è uno spettacolo disgregante, martellante, intelligente e oracoleggiante. Quello di Babilonia Teatri è teatro del presente e del futuro, un po’ fuori dagli schemi e un po’ lapidario.
Lavinia Morisco