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Democrazia, diritto, psicanalisi. Libertà come principio – La democrazia richiede che i singoli cittadini siano formati al suo esercizio, a distinguere fra i diversi progetti politici, oltre che a contribuire a formulare dall’interno i partiti. Nella società attuale, sempre più dominata dai meccanismi dell’informazione di massa, si assiste, invece, ad un progressivo distacco dei cittadini dalla vita politica: non a caso il primo partito italiano è diventato quello degli astenuti.
In effetti l’informazione – che non può che generalizzare, e quindi falsificare i propri messaggi – è il contrario della formazione, che invece richiede l’elaborazione libera ed individuale d’un pensiero.
La psicanalisi, fin dal tempo di Freud, non è mai stata una pratica sanitaria, come pretendono d’essere le circa duecento psicoterapie oggi esistenti in Italia, ma è una pratica formativa, ad ogni livello: dall’infanzia, all’adolescenza, alla maturità.
È proprio per questo che la Comunità Internazionale di Psicoanalisi ha voluto, quest’anno, organizzare il suo convegno annuale sul tema della libertà, che è il principio non solo della pratica psicanalitica, ma anche della democrazia. Ed è per questo che per la prima volta, in centovent’anni di storia della psicanalisi, abbiamo voluto coinvolgere in un nostro convegno non solo degli analisti, purché siano rimasti fedeli al progetto freudiano, ma anche un giudice, come il procuratore capo del Tribunale di Trani Renato Nitti, un politico, come l’ex-Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, e personalità di spicco in ambito politico e culturale come Ferdinando Pappalardo, senatore della Repubblica nella XII e XIII legislatura, e un docente all’Università degli Studi di Bari, e Pasquale Martino, già assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Bari e presidente ANPI Bari.
Senza libertà non c’è democrazia, ma non c’è nemmeno formazione, e quindi non c’è psicanalisi possibile. E questo problema non riguarda solo gli analisti, ma riguarda soprattutto i giuristi, i politici, gli educatori, i genitori.
Dinanzi al continuo diffondersi dei pregiudizi trasmessi dagli strumenti d’informazione, come i siti web, coloro che si ostinano a pensare, invece di limitarsi a prendere informazioni, devono raccogliere le forze, e sapere che combattono tutti la stessa lotta comune contro l’imbarbarimento culturale e la massificazione delle relazioni sociali. Come mostreranno gli interventi conclusivi del convegno, il disagio individuale oggi ha sempre più chiaramente un’origine sociale, e questo vale dalle famiglie, alle istituzioni, alle professioni. Infatti, non è un caso che il disagio a cui assistiamo maggiormente nelle nuove generazioni riguardi modalità sempre più inquietanti di violenza e diverse forme di dipendenza, vedi anoressia e bulimia, le tossicodipendenze, l’alcolismo, la dipendenza da internet e l’isolamento sociale.