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Parlare di grandi, veri Statisti fa piacere, di questi tempi poi con il termine sempre abusato e consumato per avere più visualizzazioni sui social. A Berlinguer, Aldo Moro, Bettino Craxi non possiamo non aggiungere anche Giorgio Almirante il deputato che conserva ancora un primato che pare insuperabile. Il 16 novembre 1971 parlò per nove e un quarto a Montecitorio. Discorsi sempre di grande richiamo per i resoconti, non soltanto perché erano di un leader, ma per la sua oratoria definirla torrenziale è dire poco. Una dialettica serrata, tante volte colorita, protratta fino allo spasimo. Ma Giorgio Almirante proveniva da quelle tante famiglie d’arte che dal mille e settecento ai primi del novecento hanno girato l’Italia per portare, anche nei paesini più sperduti, le suggestioni del teatro, ma pure cultura insieme al dibattito politico del tempo. Il libro di Pasquale Almirante, “Da Pasquale a Giorgio Almirante- storia di una famiglia d’arte” edito da Marsilio, seconda edizione dopo quella del 2016, che ha l’obiettivo preciso di raccogliere le biografie di ciascun Almirante, partendo dai figli di Pasquale e di Elisabetta: da Michele, il papà di Italia; Pietro, da cui deriva l’autore; Giuseppina che, sposata con Luigi Garzes, diede al teatro Francesco e Arturo; Nunzio da cui nacque Luigi, il primo interprete dei Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello; e poi Ernesto, che troviamo con Fellini e Germi; Giacomo e quindi Mario, scenografo e regista, che consegnò alla politica, forse con dolore, il figlio Giorgio Almirante, tra le figure più importanti delle vicende dell’Italia contemporanea. Pagine intense, precise, chiare che alla fine permette di arrivare ad arrivare a un personaggio politico mai dimenticato da tutti gli italiani., appunto Giorgio Almirante. Una persona perbene ben raccontata dalla sua seconda moglie donna Assunta, da tempo centenaria venuta meno. C’è il racconto degli incontri segreti con Enrico Berlinguer all’interno della112 Abart di Almirante in cui si discuteva di politiche e di grandi visioni. C’è il momento la circostanza dei funerali di Berlinguer e della sua presenza alla camera ardente senza ascoltare l’opinione di donna assunta che non voleva. In quel momento politico se qualcuno ricorda sia Almirante che Berlinguer erano considerati dal terrorismo dei traditori da eliminare. Un libro che non vuole parlare di politica, ma dell’uomo: Un visionario, amante dell’Italia, un giornalista di altri tempi e uno scrittore con idee chiare e limpide. Antonio Spinosa uno storico italiano in queste pagine lo ricorda cosi: “Un uomo dolcissimo che aveva forte il senso dell’amicizia, per quanto potesse apparire distaccato”. Ma tutti, anche lo stesso Giulio Andreotti riconosceva di avere di fronte un artista della parola, un affabulatore straordinario, un funambulo dell’eloquenza. Ma anche uno scrittore sensibile per molti ancora un vero poeta. Vale la pena dire che aprendo uno spiraglio alla politica ebbe il merito di contrastare impulsi e comportamenti anti-parlamentari dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane. Un libro che racconta la storia di una famiglia d’arte che in ultimo ha generato una persona un leader che ha saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto dimostrando un superiore rispetto verso lo Stato. C’è da leggerlo con attenzione e senza pregiudizi. Credo che se fosse in vita Almirante avrebbe consegnato questo libro con toni bassi dicendoci: “Leggilo e poi mi critichi” .
Oreste Roberto Lanza