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Tutto si può sintetizzare nelle parole di Arturo Tedeschi nella prefazione: “L’uomo ha da sempre fatto precedere il disegno all’attività costruttiva. Il disegno costituisce un momento di organizzazione di idee, di risorse e di previsione dei risultati caratterizzato dall’uso di strumenti particolarmente semplici che hanno attraversato i secoli senza profonde variazioni”. Parole nette e chiare che sollecitano facilmente il lettore alla curiosità di sfogliare le oltre cento settanta pagine del libro di Elena Zanon – Il ponte sul Basento di Sergio Musmeci” edito da Le Penseur. Nato a Roma nel 1926, primo di tre figli, conseguita la maturità a soli 17 anni, nel 1948 Sergio Musumeci, si laurea prima in ingegneria, successivamente, nel 1953, in ingegneria aeronautica all’Università la Sapienza. È stato definito uno scienziato- ingegnere per aver legato molto bene il suo interesse tutto scientifico con una ricerca applicata alla progettazione strutturale in campo ingegneristico ed architettonico. Un libro tecnico ma al tempo stesso che racconta una visione e in alcune pagine l’idea di realizzare qualcosa di innovativo e avveniristico. Nel racconto del Ponte sul Basento c’è la storia vera e appassionata di questo professionista al tempo stesso ricercatore e progettista che ha inventato un’idea nuova di un futuro oltre la siepe. Il Ponte sul Basento di Sergio Musumeci, ben raccontato dall’autrice Elena Zanon, è stato quel concretizzarsi del continuo studio del cosiddetto “minimo strutturale” (determinare la forma di una struttura in grado di sostenere le forze agenti su di essa utilizzando il minimo volume possibile di materiale resistente e di peso proprio trascurabile) che per caso nel periodo vissuto proprio a Potenza ha trovato la piena realizzazione. Un ponte che per il capoluogo lucano è stato, l’opera più importante donata alla Lucania: principale accesso a Potenza e collegamento fra il nucleo urbano del comune e le aree industriali aldilà del fiume e della ferrovia. La realizzazione dell’opera, promossa negli anni 60 dal Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Potenza, riuscì a mettere in connessione la città con la superstrada Basentana. Un’opera che trasformò una realtà prettamente agricola in una economica avanzata e di avanguardia con nuovi centri economici e di mercato. Collegamenti rapidi ed efficienti che nel giro di pochi anni offrirono a Potenza la possibilità di diventare un grande polo industriale dell’intero territorio lucano. A mezzo secolo dalla sua realizzazione la struttura appare come opera fuori dal tempo, un’impresa della mente e nello stesso tempo la traccia evidente di un considerevole pragmatismo. Il libro, ben fatto, racconta un progetto-manifesto che il tempo non ha dissipato nella mente dei lucani. Forse i politici carenti di memoria e di vicinanza al territorio hanno lasciato all’abbandono e all’invecchiamento tanto che l’attualità ne richiede un urgente manutenzione in modo che una importante visione ingegneristica continua ad essere anima viva di una città che non riesce ad andare oltre.
Oreste Roberto Lanza