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Domani, giovedì 4 aprile al Garage Sound di Bari si esibiranno i Muffx, gruppo rock anni ’70, composto da quattro elementi, che basa il proprio suono su tradizioni musicali della propria terra d’origine, il Salento. Non si dedicano alla tipica pizzica, ma ai suoni dei popoli che hanno conquistato la Puglia o che questa terra ha ospitato. Luigi Bruno è la voce e il chitarrista del gruppo e noi di LSDmagazine gli abbiamo posto alcune domande per capire meglio la sua filosofia e quella del gruppo.
Come hai maturato l’intenzione di creare un tuo gruppo rock?
Provenivo da altre esperienze e nel 2006 ho sentito la voglia di uscire dai soliti clichè della musica, ma allo stesso tempo, esprimermi con una musica che non fosse ostica, quindi la mia ricerca stilistica principale è stata quella di non rifarmi a schemi in voga, tuttavia mi interessava farlo in un maniera accessibile a tutti.
È stato facile trovare i componenti del gruppo?
All’inizio sì, perché io avevo già altre band, con amici d’infanzia, che ho inserito nel progetto. Poi strada facendo, essendo una band indipendente, un po’ la line up è cambiata. Degli storici siamo rimasti io e il batterista, gli altri poi man mano sono venuti giù. Molta difficoltà a reclutare non ne ho avuta. Forse ne ho avuta a tenere in pianta stabile una sola formazione per molto tempo. Però poi il risultato è rimasto, perché sono entrati in linea con il progetto.
Da cosa deriva il nome Muffx?
Dovevamo scegliere un nome, avendo già il contratto per il primo album “Save The”. Il produttore mi sconsigliò di uscire con il nome Luigi Bruno e da lì in tempi brevi siamo arrivati alla scelta del nome. A quei tempi eravamo molto vicini ai suoni rock e tutti utilizzavamo il big muff, un distorsore portato in auge dai Back Sabbath. La band Muff già esisteva e dunque abbiamo aggiunto la “x” accanto. Era complicato da leggere, nonostante fossero poche lettere e questa cosa mi interessava, perché era un segnale di quello che stavo andando a fare, cioè come bisogna soffermarsi sul nome, bisogna farlo anche con i nostri suoni.
Come si svolge il vostro concerto?
Il nostro concerto non è mai uguale. Non siamo una band che esegue le canzoni uguali all’album. Il disco ha una dimensione, è un momento storico, è una fotografia di un momento storico della creatività di un gruppo di persone, in questo caso i Muffx. Il live è un’altra roba. È chiaro che le canzoni sono quelle, ma ci sono delle variabili che caratterizzano il nostro spettacolo, quindi non hai il suono che hai nel disco, ma hai un carta libertà che non hai nel disco e quindi nessuno andrà a vedere il cd cantato ad un concerto dei Muffx. Siamo soliti fare delle variazioni e aggiungere sempre qualcosa di nuovo.
Quali sono i progetti dei Muffx, per il futuro?
Vivo il futuro in una maniera molto strana, perché suono anche in altre formazioni, sempre nostrane. Sto portando avanti da tempo l’idea di realizzare uno spettacolo in teatro con i Muffx, con strumenti totalmente acustici, con l’aggiunta di un quartetto di violini, fisarmonica e pianoforte. Tra l’altro abbiamo già scritto della musica per opere teatrali. Sto lavorando molto su questo e vorrei che uscisse anche un album, da questa iniziativa. Quindi probabilmente il prossimo passo sarà questo. Del resto manterremo la costanza di esibirci in giro per l’Italia e portare la nostra musica ovunque.