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In un paese allo sbando un Uomo è affascinato dallo spazio che diventa numero. La particella catastale dell’ingegno porta l’essere animato a fondersi con la civiltà numerica al declino.
Questo è molto altro nello spettacolo ‘7 14 21 28’ di Antonio Rezza e Flavia Mastrella andato in scena domenica, 10 febbraio, al Teatro Kismet Opera di Bari.
Ancora una volta Rezza sorprende, ammalia, travolge; ma si sa andando a vedere un suo spettacolo si è pronti a tutto, si è disposti a giocare fino in fondo una partita con il paradosso. Dietro ogni mossa vi è una scheggia di realtà riportata alla luce, dietro l’assurdo deformante si nasconde il reale in tutta la sua tragica evidenza.
Così prende forma un gioco perverso di no sense che nascondo, invece, verità e realtà; in questo ‘7 14 21 28’, come nei suoi spettacoli passati, non c’è una trama, una storia certa a cui aggrapparsi, ma uno studio sfaccettato su alcuni esemplari di umanità.
Rezza presta voce e corpo, Flavia Mastrella crea “l’habitat”. La scena è costituita da un’altalena in legno dalla cui struttura partono linee astratte, stoffe di tessuti e colori diversi si scorgono sulla scena, drappi rossi avvolgono parte della struttura di legno dominando, così, cromaticamente la scena.
Ma chi conosce Antonio Rezza sa che anche l’uso degli ‘oggetti di scena’ non è tradizionale, lui sembra fondersi con gli habitat di Flavia Mastrella che influenzano altamente la drammaturgia dello spettacolo. Così gli ‘habitat’ deviano il pensiero costruttore e distruttore di Rezza, divenendo dei veri e propri segni di un linguaggio scenico personalissimo che si determina definitivamente nel corpo e nella gestualità dell’artista.
E se il corpo assume nelle performance di Rezza un ruolo fondamentale, il paradosso verbale è in grado di dar vita a personaggi diversi, a tipi umani come il precario, lo sposo, il ricercatore…e tanti altri ancora. Tutto ciò esplicita l’intento primordiale mettere, cioè, ‘a confronto civiltà numeriche con oscillazioni e tentennamenti in un ideogramma mobile’.
Ed è così che tra riflessioni e risate il pubblico viene completamente assorbito dalla genialità di Antonio Rezza (supportato in alcune scena da Ivan Bellavista) incredibile ed indiscusso padrone della scena.