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E’ ormai prossima l’inaugurazione della stagione lirica del Teatro Petruzzelli: la prima dell’Otello, per la regia di Eimuntas Nekrošius, andrà infatti in scena sabato 19 gennaio.
A guidare la nuova orchestra del Teatro ci sarà il maestro Kery-Lynn Wilson che oggi ha spiegato come l’Otello sia “forse” la sua opera preferita e che, inoltre, aspettava da anni l’opportunità di entrare in questo teatro dopo aver diretto in passato, a Bari, al Teatro Piccinni.
Ha tenuto a precisare che per lei è un onore, nonché un’esperienza unica, poter lavorare con un coro ed un’orchestra completamente nuovi, formati da giovani professionisti motivati e con una forte volontà di perfezionamento, tensione che, da sempre, contraddistingue anche lei e che ha avuto modo di avvertire fin dalle prime prove.
Il merito è anche del maestro del Coro del Teatro, Franco Sebastiani, che ha diretto concerti e allestimenti di opere liriche in Italia e in Europa.
Alla domanda sul tipo di “Otello” che proporrà al pubblico dal prossimo sabato, il regista lituano Eimuntas Nekrošius – che ha già in passato messo in scena quest’opera sia in prosa, a Venezia, che per il Teatro dell’Opera e Balletto Nazionale Lituano – risponde illustrando un “Otello” molto intimo, più umano e insicuro di se stesso. Tali tratti, che caratterizzano decisamente il testo, a suo avviso, renderanno lo spettacolo molto più “emotivo”, senza che nulla entri in conflitto con la musica.
Coraggiosa, come ha sottolineato il direttore Wilson, è stata la scelta di aver individuato, accanto ad artisti italiani, interpreti americani, che sono riusciti a collaborare e dialogare perfettamente.
Il regista ha poi spiegato come non sia difficile lavorare in questo teatro e in questa città, ovunque ha trovato disponibilità e collaborazione e, soprattutto nel Petruzzelli, ha avvertito la vitalità e l’impegno di chi ci lavora.
Rispetto al’Otello realizzato nel 2010 in Lituania, l’Otello che andrà in scena a Bari darà maggiore spazio alla musica; le scene potranno risultare minimaliste, poiché l’intento è, appunto, di non disturbare l’esecuzione musicale, l’azione sarà “concentrata”, poiché basata sul solo “sentire”. In Otello, infatti, più che in altre opere, si raggiunge la massima tensione tra musica e testo, tra G. Verdi e W. Shakespeare.
A parte qualche cambiamento tecnico, come le luci, la differenza la faranno i solisti, le loro personalità: è l’interpretazione dell’essere umano a cambiare l’interpretazione di un’opera.
In conclusione, il regista Nekrošius rimette ogni merito per l’attenzione al particolare, ma anche qualsiasi responsabilità al direttore Wilson che, sorridendo, dà appuntamento a sabato per il grande spettacolo!
FOTO: Carlo Cofano