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Serata al femminile per il secondo appuntamento di Music Club, la rassegna pomeridiana del Teatro Dal Verme di Milano, curata da Enzo Gentile.
Le protagoniste sono due cantanti non ancora molto note ma i cui nomi cominciano già a fare rumore: Thony e Josephine Foster
Thony, ossia Francesca Caiozzo, è cresciuta fra Sicilia e Polonia, per poi traferirsi a Roma e fino a ieri girava con la sua chitarra per locali per promuovere la sua musica, quando Paolo Virzì l’ha scoperta per caso su MySpace e l’ha scelta come attrice co-protagonista e responsabile della colonna sonora per il suo film Tutti i santi giorni, dove interpreta un po’ la sua storia. Il concerto di ieri sera è stato il primo live per il suo disco “Birds” e un’anteprima del suo tour, a conferma della volontà di questa rassegna di scoprire e proporre piccole perle della musica che non sono state ancora apprezzate in tutto il loro splendore. Quella che abbiamo di fronte è una giovane donna dal fascino naïf, dai lineamenti romantici e la spontaneità intrigante e coinvolgente. La voce pulita, delicata, entra diretta nell’anima e si espande lieve, emergendo dalle soffici ed intriganti melodie della sua chitarra. La sua agilità nel cantare in lingua inglese la fa rientrare nello stile proprio del cantautorato inglese. Le canzoni bellissime ti fanno innamorare al primo ascolto. Non ha nulla da invidiare a cantanti del calibro di Norah Jones o Florence and the Machine. Decisamente una cantante che vale la pena di ascoltare!
Seconda parte della serata dedicata a presentare all’Italia una cantante che sta riscuotendo un grande successo in Inghilterra. Anche l’avventura di Josephine Foster, dal Colorado, racconta una bella storia di affermazione di una giovane donna che ha cominciato cantando a matrimoni e funerali. Sale sul palco questa ragazza dalla presenza delicata, acqua e sapone , magra, pallida e senza trucco, dalla bellezza timida. Una mise che riporta la mente alle praterie e ai deserti del Colorado, paesaggi che ritrovi nelle tenui ballate del suo folk psichedelico. Il suo fraseggio vocale che salta su e giù fra le ottave, fa trasparire il suo studio dell’opera. Le sue canzoni sembrano senza tempo, ma godono ugualmente di una modernità espressiva. Abbiamo sul palco un nuovo “usignolo” che ricorda l’estensione vocale di Joan Baez, accompagnato da dei musicisti altrettanto particolari, dal basso delicato di Paz Lenchantin, alla chitarra(spesso elettrica) provocatoria di Victor Herrero, e ai tamburi dal suono scandito di una giovane ragazza dai capelli corti. Anche Josephine è un talento da non dimenticare.