Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – Un evento espositivo per raccontare in maniera documentale una infrastruttura storica della città. A questo è dedicata la mostra fotografica: “I grandi collettori lungotevere. Una monumentale infrastruttura nascosta per Roma Capitale” inaugurata oggi nella sede dell’Archivio di Stato di Roma, Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza e in programma fino al 29 novembre. La mostra si inserisce nella serie di eventi espositivi 'Racconti dalle carte dell’Ufficio speciale per il Tevere e l’Agro Romano' (https://archiviodistatoroma.cultura.gov.it/tag/uffico-speciale-del-genio-civile-per-il-tevere-e-lagro-romano/), curati dall’Archivio di Stato di Roma in collaborazione con l’università degli studi di Roma Tor Vergata, potendo inoltre contare sul partenariato scientifico di Acea Ato2 e della Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali.  Con il patrocinio di Tevere Day – evento collaterale dell’edizione 2024 e Aipai – Associazioni Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale. L’evento è a cura di Vincenzo De Meo (Archivio di Stato di Roma), Ilaria Giannetti e Stefania Mornati (Dicii, università degli Studi di Roma Tor Vergata), Massimo Spizzirri (Acea Ato2), con il coordinamento di Elena Eramo (DICII, università degli Studi di Roma Tor Vergata). Negli anni in cui Roma diviene la nuova capitale del Regno la soluzione alle devastazioni provocate dalle continue inondazioni che da secoli ne affliggevano le aree più depresse non può più essere rimandata.  Nel dicembre 1870, una straordinaria piena allaga la parte bassa della città, raggiungendo, l’altezza di 17,22 metri misurato allo 0 dell’idrometro di Ripetta. Il 1° gennaio 1871 il Governo italiano affida a una Commissione d’ingegneri idraulici l’incarico di “studiare e proporre i mezzi di rendere le piene del Tevere innocue alla città di Roma”. La Commissione è presieduta dall’ingegnere Carlo Possenti, allora senatore e vicepresidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, e composta da undici tecnici, tra i quali Raffaele Canevari. Il 7 dicembre 1871 la Commissione propone un progetto che, in seguito noto come “progetto Canevari”, è adottato come base per la compilazione del progetto definitivo della sistemazione del Tevere in Roma, con il fine di creare nel tratto urbano del fiume un alveo regolare largo 100 metri, delimitato da monumentali sponde murarie pressoché verticali. I muraglioni insommergibili alle piene, presentano, al piede, ampie banchine di approdo e, sulla sommità, nuove strade lungotevere il cui tracciato coincide con quello delle gallerie dei collettori delle fognature cittadine. Nel progetto, i collettori sono considerati parte integrante della difesa idraulica della città, in quanto la mancanza di manutenzione del sistema fognario antico – che risale al VI sec. a.C., sviluppato nell’età imperiale come capolavoro dell’ingegneria idraulica romana, poi potenziato con lo sviluppo urbanistico della città rinascimentale – contribuì a peggiorare gli effetti dannosi delle inondazioni. Prima dell’avvio dei cantieri, il disegno dell’argine di Canevari è rielaborato dai tecnici dell’Ufficio speciale per la sistemazione del Tevere, rendendo le gallerie dei collettori indipendenti dalla struttura dei muri di sponda. Il progetto dei grandi collettori assume, così, i caratteri di una vicenda edilizia autonoma che si sviluppa parallelamente alla realizzazione dei muraglioni: la sua ricostruzione avviata attraverso la lettura delle carte sparse negli archivi storici, restituisce la cronaca di un monumentale cantiere che, diffuso sul territorio, accompagna la costruzione di Roma contemporanea, dalla fine dell’ottocento agli anni venti del novecento, fornendo interessanti tracce delle contaminazioni tra la storia dell’ingegneria e quella della città. Oggi i collettori bassi costituiscono una infrastruttura fondamentale dell’assetto fognario attuale della città di Roma e una monumentale opera di ingegneria idraulica, tutta da riscoprire. In questo senso, gli studi presentati in questa mostra contribuiscono alla conoscenza, tutela e valorizzazione di questa monumentale infrastruttura. La mostra rappresenta il quinto evento espositivo della stessa serie, avviata nel 2020, nell’ambito di accordi di collaborazione scientifica tra il Dipartimento di Ingegneria Civile e Informatica (Dicii) dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata e l’Archivio di Stato di Roma per la valorizzazione del fondo archivistico del Genio civile di Roma, collezione documentaria fondamentale anche per i processi di tutela e salvaguardia del patrimonio costruito storico della città di Roma. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.