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Intervistato da Mario Sesti, direttore editoriale di questo 58° Film Festival, Terry Gilliam svela a giornalisti e studenti il mondo allucinato e fantasioso dei suoi film.
«Mi ritengo un uomo molto fortunato. Ho avuto un’infanzia felice, una bella famiglia. Per questo ho cercato di complicarmi la vita, ma nonostante questo la fortuna ha continuato ad arridermi. Il momento più brutto tra i miei ricordi è stata la morte di Heath Ledger, un vero amico». Parla di sé – ma non solo – Terry Gilliam, uno dei registi più visionari che il cinema abbia visto negli ultimi anni. Dagli esordi con i Monty Python alle regie di film ormai “cult” come “Paura e delirio a Las Vegas” e “Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo” (ultima apparizione di un Heath Ledger, all’apice del suo successo) Gilliam è oggi uno degli artisti più apprezzati nel panorama internazionale.
«Con i Monty Python – spiega – ci eravamo conosciuti in modo del tutto casuale. Io ero andato a New York come disegnatore di opere di animazione, allora c’era una gran voglia di procedere senza troppe regole. Oggi probabilmente non troveremmo la stessa leggerezza, impegnati come siamo a versare assegni alle nostre ex mogli». Molto applauditi in sala gli estratti dai suoi film: la lapidazione in “Brian di Nazaret”, la spassosa scena del parto in “Monty Python – il senso della vita”, gli estratti da “L’esercito delle dodici scimmie”, hanno incantato una platea di giornalisti, studenti e appassionati accorsi per l’occasione.
In merito al futuro Gilliam non nasconde di avere ancora una ossessione per Don Chisciotte, un progetto che tutt’ora non ha trovato adeguati finanziamenti «I soldi non ci sono, è vero, ma io non intendo lasciar perdere. Un po’ come Orson Welles sento di dover realizzare questa cosa, è una questione personale, sennò sto male». Nessun commento invece su “Good omens”, che le voci di corridoio indicherebbero come suo nuovo film, al momento non confermato (ma nemmeno smentito).
Presente in sala anche Mauro Borrelli, conceptual artisti già collaboratore di Gilliam (oltre che di registi come Burton e Coppola) e protagonista di una lezione che s’è tenuta nel pomeriggio alla presenza di numerosi studenti, durante la quale lo stesso Gilliam è stato premiato.