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Nel giorno della festa del Papà con tutte le frasi mielose al seguito ci sono dei numeri da analizzare. L’Inps, con i suoi dati dei propri archivi, in collaborazione con Save the Children, sul congedo di paternità, introdotto in Italia nel 2012, oggi arrivato a dieci giorni non viene utilizzato dal 35 per cento dei neo genitori. In generale il dato è cresciuto passando dal 19, 2 per cento dei padri aventi diritto nel 2013, al 64,5 per cento nel 2023. Piu marcata nei primi anni per poi, diciamo stabilizzarsi, verso gli ultimi anni. In generale tre padri su cinque utilizzano questo strumento per poter stare più vicino ai propri figli. L’art 27 bis del Testo Unico del Decreto Legislativo 151/2001 come aggiunto dal D.Lgs 105/2022, prevede dieci giorni retribuito dal datore di lavoro , in alternativa un giorno aggiuntivo alla madre. Un congedo con possibilità di utilizzo insieme con la madre. Si può richiedere entro il quinto mese di vita del bambino. La retribuzione riconosciuta è pari all’80 per cento di quella normale e non più come era prima solo al 60 per cento. Un altro dato significativo è quello relativo quali categorie richiedono di più l’applicazione. I dati dell’Inps indicano i padri che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (circa il 70 per cento), a fronte di quanti ne hanno uno a tempo determinato (il 40 per cento) o di quelli con contratti a termine, come gli stagionali (il 20 per cento). I dati di utilizzo dell’istituto come al solito sono diversi tra Nord e Sud. Il Nord utilizza questo istituto al 76 per cento doppia rispetto al Sud fermo al 44 per cento. Al Sud la Basilicata si pone al terzo posto con una percentuale del 56,5 per cento dopo Abruzzo al 65 per cento, e la Sardegna al 58,1 per cento. Poi Arrivano Molise e a seguire la Puglia. Insomma nella giornata della festa del Papà la categoria è in movimento cercando di stare di più vicino ai propri figli. Almeno nei primi mesi di vita.
Oreste Roberto Lanza