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C’è una storia lucana che affascina e attrae. La storia del Lanificio Guida di Lagonegro emerge di prepotenza all’attenzione soprattutto dopo la morte alcuni anni fa di Pasquale Guida uno degli ultimi testimoni di quella grande esperienza. Le pagine di storia della città raccontano come il fondatore di quell’attività sia stato il nonno Pietro nel lontano 1880 con la creazione nel Rione Casal Parisi di una piccola azienda con due macchine azionate a mano per la filatura e la tessitura. A raccontarlo è proprio un lagonegrese doc, Nunziante Capaldo maestro, direttore didattico, dirigente scolastico. Già co-direttore de «L’Educatore» (Fabbri) . Nel libro “La formazione delle maestre tra 800 e 900. La Scuola Normale Femminile Raffaella Settembrini di Lagonegro (1880-1925), lo scrittore della valle del Noce, precisa, come nel 1885, dopo aver acquistato in via Sant’Anna il Palazzo Zambrotti, il nonno Pietro aveva ampliato l’azienda con un altro telaio e con lo sfruttamento di muli al maneggio come forza motrice. Il Lanificio all’epoca raccolse grandi riconoscimenti in occasione dell’Esposizione Generale del Lavoro: Arte, Industria-Manifattura e Produzione di Bari, luglio-settembre 1907, di quelle di Anversa, di Londra e di Parigi e dell’Esposizione Internazionale dell’Industria Moderna di Roma tutte nel 1908. Un Lanificio che aveva continuato a svilupparsi nel 1910, quando era stato costruito nel giardino del Palazzo uno spazio di poco meno di 500 metri ed era stato applicato ai macchinari un motore a olio pesante come forza motrice, poi sostituito nel 1927 da uno ad energia elettrica. Un racconto avvincente e ricco di emozione quello dello scrittore Nunziante Capaldo, mente storica di Lagonegro, borgo lucano delle trentatre chiese. Il racconto, per brevità di sintesi, si estende al 1933 dove Venanzio, figlio di Pietro, aveva avviato nell’ex Convento dei Cappuccini di San Francesco, presso le Carceri, un nuovo opificio con filatoi e telai meccanici moderni. Nel 1939 sul grande vano nell’orto vennero edificati altri due piani che divennero negozio per le vendite e deposito per tessuti e coperte, mentre furono acquistati otto telai automatici tedeschi e altre macchine per la rifinitura dei panni e delle coperte. Proprio in quell’anno venne a mancare Pietro; l’attività fu proseguita dai figli Giovanni e Angelo. Durante la guerra 1940-45 il lanificio Guida produsse su commissione dell’esercito tessuti grigio verdi per le divise militari. Lo stabilimento di Sant’ Anna terminò le sue attività nel 1965, dopo 85 anni, mentre quello di San Francesco, dopo essere stato spostato nei primi anni del dopoguerra a Torre Gaita (Roma) aveva chiuso le attività già nel 1956. Una storia toccante, tra tradizione e memoria dove con Pasquale, figlio di Giovanni e fratello di Giuseppina, Rosa e Pietro, già Sindaco di Lagonegro. Al telefono con l’autore Nunziante Capaldo per dire che le sue pagine sono ricche di storia ed emozione: “La lettura di queste pagine ci consente di riscoprire le fasi più interessanti della storia della nostra Città, a lungo riferimento dell’intero Lagonegrese. All’epoca la presenza di una scuola normale per la formazione delle maestre era stato un volano sia per il livello culturale del territorio, sia per quello economico. Il Lanificio Guida era stato tra i protagonisti di quello sviluppo e aveva consentito la nascita di un vero e proprio indotto lavorativo. L’assenza di una Lagonegro-guida si avverte sempre di più proprio in quest’ultimo periodo in un territorio ormai diventato delle tre periferie: quella salernitana, quella calabrese, quella lucana”.
Oreste Roberto Lanza
Guido Sangineto
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