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Il 17 marzo 1861 il primo parlamento nazionale eletto su base censitaria , proclamava Vittorio Emanuele II  Re d’Italia; si disse “ Per grazia di Dio e volontà della nazione”. All’appello mancava il Veneto, il Trentino e soprattutto Roma e il Lazio. La volontà di portare a termine l’unificazione accomunava sia i moderati e i democratici. Mentre la Destra era preoccupata di inserire l’Italia all’interno delle potenze europee, i democratici restavano fedele all’idea della guerra popolare per la liberazione di Roma, motivo per un rilancio della propria azione politica. Una dinamica lunga a volte con tante difficoltà e con intrecci di politica internazionale che portò in data 20 settembre 1870 alla famosa breccia di Porta Pia e al completamento dell’unificazione d’Italia. L’Italia poteva dirsi unità qualche giorno dopo con il plebiscito che sanciva l’annessione di Roma e il Lazio all’interno dei territori italiani. Un completamento che si risolse con le famose leggi sulle Guarentigie che attuava largamente il principio della libertà della Chiesa, la quale liberatesi dal peso del potere temporale fini con guadagnare in dinamismo e in capacità di influenza. Una unità che lasciava delle scorie tra Stato Pontificio e Regno D’Italia. La chiesa restò lontano dal nuovo regno applicando la cosiddetta non espedit (non giova) invitando tutti i cattolici a non partecipare alla vita politica nazionale escludendo quella di carattere amministrativo e locale. In sintesi i cattolici non dovevano partecipare alle elezioni politiche. Il cuore pulsante dell’Unità d’Italia però restava quella del 17 marzo 1861 frutto di tante battaglie, moti rivoluzionari nati dal popolo, quelli del 1831 e 1848-1849 (quelli del 1821 non furono di popolo) date risorgimentali che nell’animo di ogni italiano avevano fatto maturare due idee fondamentali: un popolo unito e indipendente dal dominio di stati europei. Una volontà precipua di rinascita di rinnovamento culturale e morale di tutti gli italiani meglio ancora del popolo italiano. Una Unità che non ebbe un percorso facile con tanti protagonisti al seguito: da Mazzini a Garibaldi, dalla Giovine Italia alla spedizione dei Mille. Due momenti diversi di arrivare all’obiettivo finale. Cercare l’unità attraverso un ragionamento democratico, quello mazziniano: “La rivendicazione dei diritti degli individui e delle nazioni non poteva essere separata dalla consapevolezza dei doveri dell’uomo e dalla coscienza di una missione spettante ai popoli quali strumenti di un disegno divino”. Per Mazzini la Nazione era prima di tutto un’entità culturale e spirituale prima ancora che etnica e territoriale. Pensiero e Azione quella con cui si legò al marinaio di Nizza Giuseppe Garibaldi. Ma alla fine l’Unità d’Italia si risolse con Camillo Benso di Cavour che mori pochi mesi dopo (giugno 1861) dall’unità d’Italia, che non aveva in precedenza pensato minimamente a questo sbocco finale. I suoi rapporti con la Francia e il suo amico Napoleone III e le dinamiche internazionali che quest’ultimo prospetto allo statista piemontese a cui aderì e che gli permise di arrivare ad unire gli italiani lasciando in ogni caso scorie, soprattutto nel mezzogiorno d’Italia, che ancora oggi resistono al tempo  che la Destra del’epoca non riuscì a comprendere se non quella di svolgere un attività solamente repressiva. In ogni  caso va ricordata una data che ha visto gli italiani sentirsi un po’ di più appartenenti allo stesso condominio lasciando in costruzione le basi di uno stato autentico. Diciamo che diventare Stato è un lavoro in divenire . Dopo 163 anni resta la data di inizio ma c’è ancora molto da lavorare.

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.