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Lavorare per la salute delle persone è una responsabilità gravosa, ma anche una priorità assoluta. Per la Basilicata il futuro dipenderà dal contributo che ciascuno saprà dare a questo settore che da anni vive momenti negativi fatti di ritardi, mancate competenze e una concreta programmazione. Tanto da far pensare che la volontà sia proprio assente. Va solo ribadito che il tema della salute è un tema sociale imprescindibile soprattutto per la Lucania e lucani. In ogni caso la sanità non vive una buona stagione. Il nostro viaggio nei territori oggi è fermo a Roccanova comune di circa mille e duecento abitanti in provincia di Potenza da cui è bello ammirare le valli dei fiumi Agri, Sinni e Sarmento. Il Sindaco Rocco Greco ci accoglie e alla domanda: Il suo comune può raccontare cose diverse? : “Negli ultimi anni nella nostra regione, i mutamenti nella domanda di salute e, per l’assistenza ospedaliera, la necessità di concentrare i volumi e ridurre l’inappropriatezza hanno significativamente stimolato il ridisegno complessivo dell’offerta di servizi sociosanitari, portando a definire un nuovo ruolo per l’ospedale come punto di risposta a situazioni cliniche acute e complesse che richiedono un elevato livello tecnologico. Questo orientamento sta spingendo la politica regionale verso la rifunzionalizzazione o, talvolta, la chiusura di piccoli presidi non in grado di assicurare queste caratteristiche. Tale ridisegno ha spesso riguardato e sta riguardando i nostri piccoli comuni caratterizzati da condizioni orografiche particolari, contribuendo così a consolidare la geografia dei centri di agglomerazione di servizi e, di conseguenza, delle aree interne e, per queste ultime, con grave rischio di impoverimento complessivo. Il tema della sanità nelle aree interne e nei piccoli comuni, ovvero quello della capacità di risposta del Servizio sanitario nazionale e regionale ai bisogni di salute delle popolazioni che vivono in questi territori, rappresenta dunque un punto di tensione tra sostenibilità dei costi, appropriatezza del servizio ed equità di accesso. Il Comune di Roccanova non fa eccezione alla carenza cronica di servizi sociosanitari a cui si è aggiunta, di recente, la difficolta materiale di carenza di medici e infermieri tali da non garantire la continuità assistenziale”.
Come tutti i comuni lucani la percentuale di popolazione anziana è sempre alta e sempre da attenzionare. Cosa nel suo comune, si sta facendo oppure si è fatto o cosa sarebbe utile fare?
“A questo punto mi pare, dunque, opportuno chiedersi quali siano le caratteristiche, in termini di salute e fattori di rischio, dei residenti nelle aree interne della Val d’Agri ed in particolare del mio Comune, quale profilo di utilizzo dei servizi e quali fattori eventualmente in grado di differenziarlo, se vi sia un effetto di selezione delle persone che vivono in contesti abitativi isolati e dispersi, o se, invece, le limitazioni nell’offerta dei servizi e nella loro accessibilità siano concrete e significative. La risposta a tali quesiti può indirizzare la politica regionale e l’opinione pubblica locale verso modelli di erogazione dei servizi sanitari più adeguati ai bisogni delle persone con più difficoltà e restituire elementi utili alla definizione di indirizzi mirati. L’assistenza in questi contesti territoriali deboli e difficoltosi, non solo per orografia, richiede senz’altro investimenti su modelli innovativi, come nel caso dei servizi basati sulla telemedicina, e le aree interne possono rappresentare laboratori su cui sperimentare nuove modalità organizzative dell’assistenza, accompagnate da valutazioni di impatto. Mantenere le popolazioni nei territori montani e interni con servizi (sanità, scuola e sicurezza) adeguati innovativi e di qualità conviene a tutti, soprattutto alle popolazioni che vivono nelle pianure o nelle cosiddette “aree ricche”. Farsi carico di un maccanismo redistributivo, con politiche di livello governativo, delle risorse e del reddito non è assistenza o elemosina è il contrario dell’autonomia differenziata è politica innovativa strategica e solidale è, in altre parole, attuare i principi costituzionali e realizzare il diritto ad una cittadinanza piena solidale e diffusa. A Roccanova stiamo definendo la strategia 2021-2027 dell’Area Interna Medio Agri per i servizi sociosanitari. In particolare, stiamo lavorando per il mantenimento e il rafforzamento dei servizi da garantire rispetto a tre aspetti ineludibili: una adeguata assistenza domiciliare, un moderno e efficiente servizio di telemedicina, un efficiente e tempestivo servizio di emergenza-urgenza”.
Un pensiero sorge spontaneo. Si dice che mancano i medici postazioni di guardia medica ma non è che alla fine manca un piano concreto di unire i territori secondo le esigenze che si manifestano nei suoi comuni?
“Chiaro che la semplice programmazione di chiusura o riconversione dei piccoli ospedali (Chiaromonte, Villa d’Agri, Stigliano) che, come sindaco di comune in area interna della regione, sto combattendo insieme ai miei colleghi, deve accompagnarsi a un’organizzazione dell’offerta sociosanitaria territoriale e di prossimità adeguata a farsi carico dei bisogni di salute delle comunità coinvolte mirando alla elevazione della qualità complessiva della vita particolarmente per le persone più fragili. Ma tale esigenza, nelle aree interne, sfida in modo particolare il tema dell’equilibrio dell’offerta e dell’integrazione delle funzioni assistenziali ospedaliere e territoriali, e più in generale la programmazione dei servizi, per diversi motivi: a. in generale, gli indirizzi mirati a potenziare l’assistenza territoriale non sono ancora del tutto attuati in modo uniforme nel territorio regionale (si veda ad esempio il diverso stato di implementazione del Piano nazionale cronicità), ed è plausibile che l’avvio del processo di attuazione privilegi contesti organizzativi di realtà più urbanizzate, laddove cioè tutti i nodi di offerta sono presenti; b. i modelli e le norme che dimensionano l’offerta di alcuni servizi sono spesso tarati su parametri di riferimento che rispecchiano realtà più densamente popolate come quelle urbane (Potenza e Matera), dunque non sono sempre direttamente declinabili su territori con condizioni orografiche e/o epidemiologiche più sfavorite e sui relativi fabbisogni, peraltro spesso non noti; c. si tratta di territori ampi, spesso di difficile gestione da parte del personale sanitario (come medici di medicina generale, pediatri e medici di continuità assistenziale) che vi opera, dove lo stesso reclutamento avviene con difficoltà, anche per carenza di vocazione ma soprattutto di offerta formativa universitaria adeguata (numero chiuso compreso), ed è plausibile che divenga ancora più critico con le future dinamiche di domanda e offerta del personale, che senz’altro sfavoriranno territori meno attrattivi; d. vi è una forte pressione dell’opinione pubblica urbanizzata sui temi della chiusura dei piccoli presidi ospedalieri e tale pressione diviene spesso terreno di attenzione della politica, indipendentemente dalle effettive modalità di utilizzo dei presidi stessi e dalla garanzia dei LEA. La Regione Basilicata è ancora nella fase di studio di queste problematiche. Il 27 gennaio scorso in Consiglio Regionale il presidente Bardi e l’assessore Latronico hanno appena presentato le linee guida del prossimo Piano sociosanitario tutto ancora da scrivere”. Tutto da riscrivere o da ripensare? Alla prossima puntata
Oreste Roberto Lanza