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La festa delle donne ha richiamato alla mia smemorata ed obsolescente mente alcune reminiscenze. In primo luogo un episodio curioso e divertente che mi sembra mostri l’ironia delle donne a Roma.  Augusto, restauratore dei rigorosi costumi dei padri, stabilì che nessuna donna potesse avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, ad eccezione delle prostitute, previa specifica professione da esse stesse fatte con l’inserimento in un’apposita lista pubblica.  Si racconta che un giorno vide una lunghissima fila di donne ed incuriosito chiese cosa facessero. Gli fu detto che si trattava di donne non sposate che, per rivendicare la propria utonomia in relazione al sesso, si stavano iscrivendo in massa nelle liste della prostituzione!  Femministe ante litteram? O semplicemente vacuità delle velleità di regolare i costumi concernenti scelte personali? Per arricchire il quadro, mi permetto ricordare che mentre le donne Greche erano come la capo-schiava le romane avevano una diversa rilevanza.  Ad esempio, lo scioglimento del matrimonio poteva avvenire per decisione sia del maschio che della femmina. Però … Si però vi era una forte remora: di norma la donna ricevava quello che le spettava attraverso la dote; ma questa, normalmente, diventava di proprietà del marito. Sicché in caso di divorzio la moglie non poteva chiedere la restituzione dei beni conferiti in dote e, pertanto, sarebbe rimasta in mezzo ad una strada, a meno che non fosse stato concordato diversamente al momento della costituzione della dote stessa. Ciò per la moglie costituiva di fatto una pressante limitazione della facoltà di divorzio. Solo sul finire della Repubblica fu creata un’azione (actio rei uxoriae) che consentiva la ripetizione della dote da parte della moglie.  Da ultimo vorrei menzionare la singolarità del rapporto uomo-donna nei banchetti. In Grecia le mogli non potevano partecipare al banchetto, al quale invece sovente erano presenti le etere. A Roma, invece, la moglie e le figlie potevano partecipare anche ai banchetti. Ma questi erano divisi in 2 momenti: il primo, nel quale partecipavano moglie e figli e durante il quale non veniva servito vino, bensì una bevanda a base di miele (mulsum). Ad un certo punto le donne uscivano e si dava corso alla seconda parte, nella quale veniva servito vino ed entravano schiave/schiavi e prostitute.

Sebastiano Tafaro

Il professor Sebastiano Tafaro classe 1936 è nato a Minervino Murge in provincia di Bari ed è Onorario dell'Università degli Studi di Bari. Animatore e co-conduttore di una serie di dibattiti politici storici e filosofici.