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Quando si parla di accentramento della ricchezza si pensa all’accentramento in poche mani e precisamente in quelle dei miliardari sempre più ricchi. In realtà è un fenomeno anche spaziale di accentramento in poco spazio. Come una calamita le aree ricche attirano persone e capitali anche con mezzi di dubbia moralità dalle aree interne o lontane o prive di servizi o comunque povere e prive di speranze.. svuotandole. Non è un fenomeno nuovo, né recente, nè specifico di una parte del mondo. Londra ha in sé la stragrande maggioranza del Pil inglese e ha svuotato il resto della nazione. Lo stesso è accaduto e continua ad accadere per Parigi, Roma, Madrid, … così anche su scala continentale: se apri le frontiere accade che persone, capitali, capacità manageriali, menti, competenze tendono ad affluire dove si attendono maggiori proventi indebolendo le aree periferiche o comunque deboli. E sempre più spesso accade anche per interi continenti pur difesi da solide frontiere, che migliaia di persone emigrano clandestinamente e a rischio della vita. Moltissimi di questi migranti scappano perché hanno la fedina penale macchiata ma molti per povertà e voglia di lavorare. Si sono fatte polemiche a non finire su questo tema ma il problema è sempre lì. La dottrina economica ci dice che questo fenomeno migratorio produce riduzione del prezzo dei fattori della produzione (cominciando dai salari) nelle aeree povere e quindi maggiore convenienza ad operare fondando imprese li, in modo da invertire la tendenza. Ed effettivamente un po’ accade anche questo ma dobbiamo constatare che è più probabile lo spopolamento totale di intere contrade e regioni: la forza centrifuga è decisamente più forte di quella centripeta e le aree deboli vengono ineluttabilmente desertificate. Che si fa’? A furia di inseguire l’idea del “grande è bello” si è caduti nel “piccolo è inutile ” e quindi anche intere regioni finiscono per essere considerate come non utili allo sviluppo. Se la Basilicata o il Molise o la Calabria dichiarassero l’indipendenza formale ed istituzionale o si unissero ad altri stati il gettito erariale non varierebbe di molto e la spesa pubblica scenderebbe… cioè sono pezzi d’Italia di cui (sempre secondo loro, i grandindustriali mondialisti) l’Italia potrebbe farne a meno. D’altronde i nativi di queste aree periferiche che considerazione hanno di esse? Credono o no nelle loro potenzialità di crescita? Se non ci credono loro perché devono crederci gli altri? Quindi uno dei punti essenziali è l’orgoglio di se stessi e della propria Terra e delle proprie potenzialità. Diverso però è accorgersi che il sistema è cresciuto sotto la guida dalle grandi imprese che hanno profittato dell’ignoranza della classe politica per sostituire alle idee gli interessi e così hanno indotto la politica a favorire direttamente o indirettamente le persone e le aree già ricche, in modo da svuotare, spogliare defraudare i deboli. Persone e aree già ricche che hanno perso efficienza per il loro gigantismo e quindi dipendono dagli aiuti o comunque dalla accondiscendenza della politica che favorisce la creazione di un sistema pensato per loro anche se sono inefficienti. Questa è altra considerazione che origina ben differente riflessione. Asserire (come mero esempio molto piccolo) che Taranto o Melfi non hanno futuro se non favorendo -per non dire finanziando- insediamenti altrui per “dare occupazione” cioè per asservire intere comunità ad altri, significa togliere loro ogni ipotesi di sviluppo autonomo e autogeno e renderle dipendenti dall’andamento di quell’insediamento che viene da lontano. Cosa vista e sperimentata ampiamente!!! Come se tutto ciò non bastasse si consolida tale pratica con la Zes che favorisce in modo scandaloso le nuove iniziative lasciando quelle esistenti nel più totale abbandono se non nella continua persecuzione di fisco e burocrazia…non ci sono parole!!! Certo, quella occupazione indotta da investimenti provenienti dall’esterno porterebbero, come effettivamente accaduto, un po’ di indotto ma la somma tra effetti positivi ed effetti negativi è lì sotto gli occhi di tutti: cronicizzazione della condizione di arretratezza economica. Le forze centrifughe sono più forti di quelle centripete. I punti sono: a) lo spopolamento va fermato cominciando a contrastare la denatalità con strumenti decisivi; b) le imprese locali hanno bisogno di regole speciali per fisco, credito, burocrazia come sono state individuate per la Zes; non si capisce perché quelle regole non sono state pensate per le imprese che ci sono: è come se si volesse fare un regalo a grandi imprese che si delocalizzano lì facendo finta che questo non significhi per esempio togliere alle imprese che ci sono le maestranze più competenti; c) lasciare il risparmio locale in loco permettendo la creazione di banche locali con capitale locale e filosofia creditizia locale; d) fornire energia prodotta in loco a prezzi ridotti; e) dire alto e forte che possiamo farcela solo che lo vogliamo e che spessissimo è meglio lavorare per se che non per altri.
Lo stato faccia la sua parte garantendo sicurezza e bassa fiscalità, servizi efficienti, sportelli bancari e postali, energia a buon prezzo. Il resto lo faranno se lo vorranno i nativi; potranno -se saranno in grado di sognarlo e volerlo- edificare modelli di sviluppo espressione della loro cultura e identità; veri e propri paradisi sociali ed economici.
Canio Trione