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(Adnkronos) –
Carlo Conti non ha ancora deciso se condurrà o no Sanremo 2026, di cui sarà direttore artistico. "L'azienda mi ha chiesto di divertirmi sul festival come direttore artistico per due anni, poi decideremo e deciderò" se fare un passaggio di consegne per quanto riguarda la conduzione, ha dichiarato durante la conferenza stampa di oggi domenica 16 febbraio, all'indomani della finale di Sanremo 2025. "Fare il conduttore – ha spiegato – è in ogni caso la cosa più semplice" rispetto all'organizzazione delle cinque serate e alla direzione artistica.  A chi gli chiede un commento sui fischi del pubblico per la classifica finale, soprattutto per l'esclusione di Achille Lauro e Giorgia dalla top 5, Carlo Conti ha risposto: "Vi faccio notare che insieme ai fischi ci sono stati anche boati e applausi quando ho lanciato il televoto per la cinquina finale. Il festival ha dimostrato che questo fa un po' parte del dna del festival di Sanremo". "Preferisco questo Ariston – ha aggiunto – rispetto a quello di qualche anno fa, dove il pubblico era seduto e non faceva niente. Sono stato sorpreso anche io come il pubblico dei risultati, ma credo che la standing ovation per Giorgia ad esempio valga più di un primo posto al festival di Sanremo. Il tempo è galantuomo", aggiunge Conti. "Fin dall'inizio ho accettato questo impegno non come sfida ma per riprendere un lavoro iniziato nel 2015. E' stato facile per questo perché nessuno di noi (anche quelli che lo hanno preceduto, ndr) ha fatto il direttore artistico per se stesso, ma per l'azienda", ha spiegato il direttore artistico. Poi la metafora calcistica: "Il ct della nazionale quando sceglie i giocatori lo fa per la nazione, per il Paese. Io ho fatto lo stesso come i miei amici che mi hanno preceduto". Conti appare molto soddisfatto: "Spero di averlo fatto bene. I risultati mi pare che dicano che ci facciano sorridere. Il problema vero sarà per chi lo dovrà fare il prossimo anno… ah già, sono io", scherza. C'è chi lo ha definito un 'normalizzatore' e Carlo Conti spiega che è una definizione che non lo infastidisce. "Per me il festival è baudiano, perché Baudo ci ha insegnato a farlo in questo modo, con le sue contraddizioni, con le giurie, con le polemiche. L'ho sempre fatto così, anche nel 2015 e 2016. E' una messa cantata dove si possono inserire delle volte la chitarra elettrica, o l'organo, però è un meraviglioso rito collettivo e ci ha insegnato Pippo Baudo a farlo, e io spero che questo sia stato un festival baudiano nel miglior senso della parola, dove c'è della buona musica soprattutto. Spero che almeno un po' delle canzoni di questi festival possano restare nel tempo, allora sì che abbiamo vinto". Negli ultimi giorni è rimbalzato il nome di Marta Donà, fondatrice nel 2011 della società di management LaTarma e manager degli ultimi tre vincitori del festival di Sanremo: non ha seguito solo Olly, che ha trionfato quest'anno, ma anche Angelina Mango e di Marco Mengoni, vincitori rispettivamente nel 2024 e nel 2023. Nel corso della conferenza stampa Carlo Conti ha spiegato di non aver considerato il manager del cantante nella scelta dei brani in gara. "Non guardo la fedina penale, non guardo il management ma sento la canzone", ha dichiarato.   —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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