Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – L'attore canadese Angus MacInnes, noto per aver interpretato l'ex pilota imperiale Jon "Dutch" Vander nel film "Guerre stellari" (1977), primo titolo della saga di George Lucas, è morto all'età di 77 anni il 23 dicembre. MacInnes si è spento "serenamente, circondato dalla sua famiglia e dal suo amore", ha dichiarato la sua famiglia in un comunicato pubblicato sull'account Facebook dell'attore. Nato il 27 ottobre 1947 a Windsor, nell'Ontario (Canada), Angus MacInnes aveva esordito con un piccolo ruolo nel film "Rollerball" (1975). Il suo ruolo più importante è stato quello che gli ha offerto Lucas nel film "Star Wars" in cui ha interpretato Jon Vander, soprannominato "Dutch", l'ex pilota imperiale che ha disertato quando gli è stato ordinato di bombardare le aree del suo pianeta natale favorevoli ai ribelli. In qualità di Gold Leader della ribellione, Vander pilota un Y-wing e comanda uno squadrone di piloti. In seguito ha ripreso il suo ruolo in "Rogue One: A Star Wars Story" del 2016, diretto da Gareth Edwards. "Per Angus, i fan di 'Star Wars' occupavano un posto speciale nel suo cuore. Amava incontrarli alle convention, ascoltare le loro storie e condividere la passione per la saga", ha aggiunto la famiglia nel comunicato. "Era continuamente deliziato e onorato dall'ammirazione e dalla passione dei fan e della comunità delle convention". In oltre 40 anni di carriera, tra tv e cinema, MacInnes è apparso nelle serie "Spazio: 1999", "The Great Detective", "L'amico Gipsy", "I gemelli Edison", "Tutta una vita", "Sleepers", "Valle di Luna", "Space Island One" e "Vikings". Tra i circa 50 film in cui è apparso come caratterista figurano "Forza 10 da Navarone" (1978), "Niente di personale" (1980), "Atmosfera zero" (1981), "Squilli di morte" (1982), "Witness – Il testimone" (1985), "Accademia di rompipalle" (1986), "Spie, pasticci e bugie" (1992), "Dredd – La legge sono io" (1995), "Eyes Wide Shut" (1999), "Codice 51" (2001), "Hellboy" (2004), "Black Dahlia" (2006) e "Captain Phillips – Attacco in mare aperto" (2013). —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.