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Il tempo della guerra combattuta solo da uomini addestrati e pagati che in un campo di battaglia si scontravano e decidevano del futuro delle dinastie era finito ormai da tempo e anche l’Italia se ne è accorta durante l’ultima guerra mondiale: le popolazioni civili erano divenute protagoniste e vittime dirette del confronto bellico. Era la nuova Storia e il diritto internazionale vigente veniva messo in frigorifero.
Il tempo in cui Napoleone III consegnava la sua spada all’imperatore di Prussia (e poi Germania) vincitore a Sedan in segno di riconoscimento della propria sconfitta anche per risparmiare ulteriori sofferenze inutili ai suoi soldati, non esiste più. Quella civiltà è stata travolta dalla barbarie debordante rafforzata dalla micidiale potenza di armi tecnologiche.
Il bombardamento di obiettivi civili effettuati in varie guerre dalle parti in lotta, ci hanno detto -anche a scuola- che non furono altro che episodi resisi necessari dagli eventi. Oggi quella prassi appare consolidata e ampliata dalla “intelligenza” non sempre perfetta della tecnologia applicata alle nuove armi. Fino a dover assistere inermi al bombardamento di ospedali e mercati…
Questa degenerazione è divenuta una regola generale ed oggi è sotto gli occhi di tutti in ognuno dei focolari di guerra accesi dalle recenti follie dei “potenti” signori della guerra.
Questo modello di guerra tecnologica è nuovo ma fa riandare con la mente ai saccheggi cui i barbari si lasciavano andare; saccheggi che la Storia ci racconta con raccapriccio.
Il diritto internazionale ha, in teoria, fatto enormi passi in avanti dall’epoca dei saccheggi e li vieta unanimemente, ma chi ha la forza e l’autorità di farlo rispettare? La legge della disperazione o quella del più forte superano ogni condizionamento giuridico. Inoltre la potenza distruttrice delle armi odierne costituisce una tentazione insuperabile ad impiegarle. Più volte e con disinvoltura si è parlato dell’uso di armi nucleari rese ormai “legittimo” dai precedenti dell’ultimo conflitto mondiale.
Quindi esiste un “buco” nel diritto internazionale che pur prevedendo, sulla carta, la illiceità del coinvolgimento delle popolazioni civili nei confronti armati non ne prevede una garanzia. “Buco” nel quale i signori della guerra si infilano replicando ma con le moderne tecnologie il modello barbarico che condanna il mondo al ritorno al medioevo…e ci fermiamo qui.
Il custode di un museo non ha la forza di fermare le orde barbariche in procinto di distruggere tutto. Conviene ripudiare la guerra e quindi  rimanerne fuori!
Peraltro i Trattati vigenti impediscono all’Italia di possedere ed usare armi di offesa all’altezza del confronto bellico verso cui stiamo andando. Che si fa? Si va in guerra con fionde e archi e frecce? E se quei Trattati fossero aboliti quanti anni e quanti soldi abbiamo bisogno per creare un arsenale sufficiente alla bisogna? E la preparazione del personale? E la quantità di militari necessari dove li troviamo dopo decenni di natalità zero? Dobbiamo mandare gli extracomunitari a combattere per il nostro tricolore? E il sistema produttivo che già oggi deve ricorrere a manodopera straniera che fa? chiude?
La neutralità è quindi un obbligo assoluto di civiltà e di opportunità! Le operazioni militari limitate strettamente alla difesa del territorio nazionale ovviamente rimangono essenziali per la nostra sicurezza, ma la nostra Costituzione, i Trattati internazionali che hanno chiuso il secondo conflitto mondiale, l’adesione al diritto internazionale di guerra, la pericolosità delle micidiali nuove tecnologie… hanno quindi modificato la natura delle guerre che da confronto armato ma regolato da precise regole si è trasformato in guerra totale e di sterminio senza che vi sia stato il relativo aggiornamento del diritto internazionale; e quindi la guerra non più accettabile come strumento di politica estera. In queste condizioni la dichiarazione di neutralità perpetua è un obbligo verso tutto il mondo che ci auguriamo sarà imitato da molti altri stati.
Che mondo diverso avremmo se tutti fossero più innamorati della propria cultura e storia più che della propria possibile potenza! Se per difendere i propri monumenti e la propria identità si preferisse lasciare l’ascia di guerra sotto terra.. non saremmo più civili???
Canio Trione

Direttore editoriale di Bari Sera e delle altre testate della editrice La Città, meridionalista da tempo immemore; scrive da sempre di economia reale, credito, finanza, scienza della moneta; ha pubblicato decine di saggi; grande critico della gestione dell'euro; profondo conoscitore della storia anche remota dell' economia.