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Mercoledì 6 novembre al Multicinema Galleria di Bari interverrà in sala il regista Paolo Sorrentino, per presentare il suo ultimo film «Parthenope»: lo farà alla fine della proiezione delle 18,45 (per dibattere del film), e all’inizio di quella delle 20,45 (per salutare il pubblico e presentare il lungometraggio). Il film, nelle sale da giovedì 24 ottobre, è stato proiettato in anteprima alla 77esima edizione del Festival di Cannes, dove era in concorso per la Palma d’Oro, ed è distribuito da PiperFilm. Nel ricco cast, Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Luisa Ranieri, Silvio Orlando. Il film mostra il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza. E l’agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità. E poi tutti gli altri, i napoletani, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali, le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro. Sa essere lunghissima la vita, memorabile o ordinaria. Lo scorrere del tempo regala tutto il repertorio di sentimenti. E lì in fondo, vicina e lontana, questa città indefinibile, Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male. “Un giorno – spiega Paolo Sorrentino -, dovendo rispondere a una di quelle domande difficili, del tipo: “Che cos’è il sacro per te?”, mi è venuto istintivo dire: “Sacro è quel che non dimenticheremo della nostra biografia”. Questo film nasce così. Dunque, per me, Parthenope, è, prima di tutto, un film sul sacro. Quello che una donna, in settantatré anni di vita, non ha potuto dimenticare: il mare di Napoli e i genitori, il primo candido amore alla luce del sole e quello sordido e indicibile, l’estate perfetta di Capri e la sua spensieratezza, l’alba salata, la notte profumata, il mattino fermo; gli incontri fugaci, stravaganti o decisivi; la scoperta, da ragazzi, dell’erotismo, della seduzione e della vertigine della libertà, sentirsi vivi che più vivi non si può e sospirare per tutta questa vita; la disperata ricerca del sé, gli amori mancati o sfiorati, i dolori che ti precipitano nella vita adulta, la vita che accade e l’inesorabile scorrere del tempo, l’unico fidanzato che non ti lascia mai, e poi Napoli e il suo vitalismo esasperante, l’incredibile sempre dietro l’angolo, e tutti sempre pronti, come perennemente schierati dietro un sipario invisibile, ad andare in scena per regalare il caos, la volgarità, la sorpresa, il pittoresco, il promiscuo e tutto il resto. Napoli è libera, pericolosa e non giudica mai. Come Parthenope. E la libertà di questa donna sarà una costante alla quale non rinuncerà mai. A costo di abbracciare la solitudine. Perché, spesso, purtroppo, solitudine e libertà vanno a braccetto”.