Tempo di lettura: 2 minuti

Il tempo che si vive è chiaramente legato a vuoto di identità e di appartenenza, a un deficit di contenuti e motivazioni. La politica quella dell’atto di carità di Paolo VI, il momento di restare nella piazza quando questa chiede normalità e visione, l’attimo per trovare e dare soluzioni al popolo che attende verità, lealtà e onestà è tramontata senza avvertirci. La politica come passione ideale e civile, come storia e identità comune come memoria è stata cestinata dalla liquidità del pensare all’odierno senza curare i particolari del domani. Abbiamo “chiuso le scuole”, serrate le biblioteche, dimenticate gli spazi fisici di una villa comunale, di uno stretto luogo di confronto, condivisione di partecipare reale scegliendo di restare soli a scrivere tra sconosciuti sulle bacheche dei social luoghi tante volte piene di tristezze e di pensieri intrusivi indesiderati che alcune volte possono generare ansie o peggio ancora azioni poco controllabili. Insomma l’assenza della politica è venuta meno perché probabilmente non c’è più la cultura della politica. Il suo albero è ormai ricoperto da parassiti e gramigne; crescono come funghi i mostri e gli alieni a sinistra come a destra, come altrove. In un tempo in cui scegliere se stare a sinistra o a destra non sembra una svolta importante per un percorso reale e concreto che ci conduca ad un’alternativa a misura d’uomo, per sostenere la costituzione di un paese normale ed essenziale, il ritrovarsi e guardarsi in viso al di là di qualsiasi pregiudiziali e continue competizioni come fossimo dei numeri, solo per pochi ancora sembra essere la ragione unica per dare una svolta decisa a questo tempo inutile. Un tempo inutile perché ricoperto da persone con “belle cravatte e ben pettinate” che poco sono intente a curare il popolo, ad ascoltare le vere condizioni reali di vita, le continue ingiustizie sociali e dei disagi; dibattendo, come una pubblicità ingannevole, di temi astratti, molte volte surreali, minoritari o distanti mille miglia dalla popolazione. Una politica a cui piace il gossip, che si attarda sulla chiacchiera, al pettegolezzo, alla maldicenza, invece di pensare come un buon padre di famiglia cosa mettere in tavola a pranzo e cena per i propri figli. È il tempo della politica usata come carriera, come dominazione sul cittadino lavoratore e impegnato a dare dignità alla propria famiglia, all’arricchimento e al potere, sorvolando semplicemente alle leggi ordinarie e se possibile passando sopra addirittura sui principi della Costituzione. Arroganti, orgogliosi e illusionisti questi gli ingredienti usati per nascondersi dentro la parola politica. Ma la Politica non è populismo o centralismo, non è guidare l’anima e la ragione di un uomo e una donna, la politica e popolarismo un luogo dove le intelligenze e le ragioni di ognuno diventano protagoniste del comune avvenire. Per questo abbiamo bisogno di far crescere il popolo, renderlo edotto, portarlo alla giusta conoscenza perché esso stesso possa decidere veramente e non lasciarlo nella palude semplicemente dello scegliere. La Politica è quella che tra scegliere, pensiero attuale, e decidere sia quest’ultimo verbo a primeggiare nelle azioni di un popolo che solo allora potrà certificarsi tale e non continuare ad essere massa guidata da sovrastrutture che chiamare politica sembra esagerato. Molte volte quando mi chiedono da che parte stai (domanda tipica dei Proci dell’Odissea) rispondo: con la gente di periferia, di piazza, quella comune e silenziosa quella che nella storia continua ad essere minoritaria ma ad essere ricca di cuore e dignità. La Politica che bella parola!

Oreste Roberto Lanza

 

 

 

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.