Tempo di lettura: 1 minuto
È stato arrestato ieri sera intorno alle 20, a Parigi, il fondatore proprietario della piattaforma messaggistica, Telegram. Le autorità lo accusano di non aver esercitato controlli e moderazioni sui messaggi e i filmati scambiati dagli utenti. Glielo imporrebbe la normativa europea varata nel 2022. Inoltre, Telegram per garantire la totale segretezza dei dati dei clienti, si è sempre rifiutata di collaborare con gli investigatori. Di qui l’accusa di complicità in tutti i reati commessi con il trasferimento dei messaggi. Praticamente i codici penali di quasi tutto il pianeta, dalla prima all’ultima pagina. Pavel Durov negli anni passati, avrebbe creato con i suoi collaboratori un sistema per congelare o addirittura distruggere, in casi estremi, tutte le comunicazioni registrate, nonché l’imponente database di nomi, indirizzi, account di posta elettronica, numeri telefonici e immagini. Al di là di questa emergenza, in caso di situazioni estremamente critiche, la piattaforma è dotata di strumenti che le consentono di restare efficiente, tant’è che oggi Telegram offre regolarmente i suoi servizi. C’è un’ipotesi che sta terrorizzando una considerevole quantità di utenti. a conti fatti, i reati che potrebbero essere addebitati a Pavel Durov, potrebbero costargli oltre vent’anni di detenzione. Chi può escludere che sotto ricatto, in cambio di una importante riduzione della pena, il numero uno di Telegram non decida di vuotare il sacco? Sarebbero resi pubblici milioni di nominativi e messaggi. Attenzione, a parte i fuorilegge, contando sulla bocca cucita di Telegram, quante spie internazionali, uomini d’affari, capi di Stato e militari di alto livello, in tutto il mondo, compresi quelli che orbitano a Bruxelles, non ne hanno fatto largo uso.
mimmo Loperfido