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Tre parti ben scritte per raccontare un’idea: il protocollo Erika. Sul palcoscenico tanti protagonisti che trovano un filo comune per essere riabilitati ed esaltati e considerati. Taranto in primis ma anche i tanti immigrati che posso diventare mezzo salvifico per chi nella capitale della Magna Graecia vive poco, muore subito ad età non pensabile. Il protocollo Erika nasce come un’idea immaginaria diventando, pagina dopo pagina, un pensiero, un’idea concreta, alla fine una convinzione che si arresta per situazioni tragiche che fanno venire meno l’ideatore e bloccare all’ultimo stadio la concreta realizzazione. Molto prima, la fase della comunicazione fa intendere come il progetto non possa avere la giusta attenzione da parte dei diretti interessati. “Il nostro desiderio è che la popolazione di Taranto accolga positivamente la rivoluzione che è stata ormai avviati, che non ci siano più episodi di razzismo e di gratuita violenza”. Proprio da questo pensiero del professore Genet si può partire per capire l’intero discorrere dell’autore. Un libro diverso dal solito, scritto bene, lineare dove il lettore può trovare tanti spunti di riflessione sul nostro tempo che scorre e fatto di mancate verità, distorte notizie cercando di costringerlo a pensare come qualcuno vorrebbe. La domanda è: La giusta conoscenza dell’emigrato può salvare Taranto? Proprio la giusta conoscenza attraverso social e altri mezzi di comunicazioni possono salvare Taranto? L’autore nel suo intimo e nelle proprie gocce di inchiostro crede che sia possibile, forse di più. Del resto esiste un solo un giusto canale, un solo bene: La conoscenza. Il male si chiama ignoranza. Un libro scritto con una vena di sana ironia che non guasta mai. Un tocco di sana follia per immaginare scenari diversi per la “sua “Taranto, il Mezzogiorno l’Iva. Leggere per capire e intendere.Per ascoltarlo vi aspettiamo tutti a Polignano a Mare giovedì 29 agosto
Oreste Roberto Lanza