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(Adnkronos) – Identificato per la prima volta nel 1970 nei villaggi rurali delle zone delle foreste pluviali dell'Africa centrale e occidentale, quando invece il vaiolo era nelle fasi finali dell'eradicazione, il virus del vaiolo delle scimmie (mpox, precedentemente denominato monkeypox) continua a mutare. Un ceppo molto aggressivo dell’agente patogeno, la variante Clade I, ha acquisito infatti un’elevata capacità di trasmettersi da uomo a uomo attraverso i rapporti sessuali. Finora Clade I era rimasto (quasi) silente – spiega l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs sul suo sito – causando solo piccoli focolai in Africa centrale e, prima dell’anno scorso, non erano state segnalate infezioni trasmesse per via sessuale. A partire dalla fine del 2023, si legge su Nature, un focolaio atipico è stato identificato in una regione martoriata dai conflitti della Repubblica democratica del Congo. Secondo uno degli ultimi rapporti resi pubblici, sarebbero circa 240 le infezioni sospette e 108 quelle confermate. Ma probabilmente il numero reale è molto più alto, perché nel Paese non esistono strutture per il tracciamento e le analisi sistematiche per poter stimare con precisione l’attuale diffusione del virus. Questo cluster di infezioni preoccupa i ricercatori perché quasi il 30% dei contagiati è avvenuto per via sessuale, suggerendo che il virus si sia adattato per trasmettersi più facilmente attraverso questa via di trasmissione. Ciò potrebbe portare a una diffusione molto rapida oltreconfine "anche perché – ha sottolineato Nicaise Ndembi, virologa presso i Centri Africani per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie – la Repubblica Democratica del Congo è circondata da altri 9 Paesi". La preoccupazione – fanno notare dall’Istituto Mario Negri – sorge perché già a partire dal 13 maggio 2022 si era assistito a una epidemia di vaiolo delle scimmie in paesi non endemici, con molti focolai osservati in Europa e negli Stati Uniti. In qual caso, si trattava di un ceppo di mpox chiamato Clade II che era originato presumibilmente da ceppo circolante nell’Africa occidentale e che si ritiene abbia scatenato l’epidemia globale. A differenza della precedente variante, il nuovo ceppo Clade I ha una mortalità molto maggiore – circa il 10% delle persone infette non sopravvive all’infezione – ed è quindi più letale. Il vaiolo delle scimmie è endemico – cioè stabilmente presente nella popolazione – negli Stati della foresta pluviale tropicale dell’Africa centrale e occidentale: Benin, Camerun, Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Gana, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone, e Sud Sudan. La trasmissione interumana – si legge sul sito dell'Istituto superiore di sanità (Iss) – attraverso il contatto fisico stretto, compresa l'attività sessuale, è un fattore significativo nell'attuale epidemia. L’mpox può essere trasmesso a chiunque abbia uno stretto contatto con una persona infetta, indipendentemente dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere. Tuttavia, nell'epidemia in corso da maggio 2022 la maggior parte dei casi sono stati osservati tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm: men who have sex with men) e che hanno riferito rapporti sessuali recenti con uno o più partner. Sono state documentate anche altre vie di trasmissione, come quella attraverso la placenta, dalla madre al feto (che può portare al Mpox congenito) o durante e dopo la nascita attraverso un contatto diretto pelle a pelle tra madre e neonato. Non è ancora chiaro se l’mpox possa essere trasmesso da una persona all'altra anche attraverso il sangue, lo sperma o altri fluidi corporei durante i rapporti sessuali. Tuttavia, in diversi studi il Dna virale è stato identificato nello sperma di soggetti infetti per settimane dopo l’acquisizione dell’infezione. La UK Health Security Agency e altre agenzie internazionali raccomandano come misura precauzionale alle persone guarite da una infezione da MPXV di continuare a utilizzare il preservativo per almeno otto settimane dopo l’infezione. Una persona infetta – si legge sul sito dell'Iss – rimane contagiosa per tutta la durata della malattia sintomatica (a partire dalla comparsa dei sintomi prodromici fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle), normalmente da 2 a 4 settimane. Non è noto se il virus possa essere diffuso da persone asintomatiche. Possono essere consigliati al paziente antidolorifici o antipiretici per lenire la sintomatologia dell’infezione che può manifestarsi in forma più grave ed essere letale soprattutto in gruppi di popolazione particolarmente fragili come bambini, donne in gravidanza, persone immunodepresse. Le complicanze del vaiolo delle scimmie possono includere: febbre, intensa cefalea (generalizzata o frontale), linfoadenopatia (linfonodi ingrossati), mal di schiena, mialgia e intensa astenia (debolezza), vescicole, pustole, piccole croste che compaiono, soprattutto sul viso, e poi cadono. La diagnosi differenziale include altre malattie con eruzione cutanea, come la varicella, le infezioni batteriche della pelle, la scabbia, la sifilide e le allergie associate ai farmaci. La linfoadenopatia durante la fase prodromica della malattia può essere una caratteristica clinica per distinguere Mpox dalla varicella o dal vaiolo. Di fronte a un caso sospetto di Mpox, è necessario raccogliere campioni biologici provenienti dalle lesioni cutanee e trasportarli in sicurezza in un laboratorio di riferimento. Il vaccino contro il virus del vaiolo umano (Variola) ha dimostrato di fornire protezione anche contro il vaiolo delle scimmie. In Italia, la vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo è stata interrotta nel 1977 e abrogata nel 1981 poiché la vaccinazione ha permesso di eradicare la malattia a livello mondiale. A partire dal 2022, la vaccinazione è stata reintrodotta esclusivamente per una serie di categorie a rischio. Come si legge in una circolare del Ministero della Salute datata 8 agosto 2022, le persone che possono usufruire della vaccinazione sono: soggetti che hanno avuto contatti non protetti con una persona infetta, persone esposte al virus in ambito professionale quale personale medico e di laboratorio, persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini con specifici criteri di rischio. La vaccinazione non è quindi da intendersi per la popolazione generale. La vaccinazione – sottolineano dall'Istituto Mario Negri – permette di prevenire forme gravi della malattia, complicazioni letali, ma non si sa ancora se è in grado di impedire il contagio. Non è ancora chiaro, inoltre, se questo vaccino possa essere efficace anche contro il ceppo Clade I, ma finora i dati provenienti dagli studi in corso sono promettenti. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)