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Bisogna leggerlo. Stiamo parlano di un interessante pamphlet dal titolo “Sia fatta ingiustizia”, edito da libres Edizioni e scritto da due giornalisti lucani, Giusi Cavallo e Michele Finizio. Semplicemente cento due pagine per raccontare una storia vera con palcoscenico la Lucania. Può sembrare insolito ma la lettura va iniziata da pagina 71 quando tra le righe si legge che “il 31 maggio del 2006, due settimane prima della ‘fuga’ di Clara dalla casa coniugale, Giuseppe firma un esposto denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza; oggetto: avviso pubblico per la Nomina del Direttore Generale dell’Aato di Basilicata (pubblicato sul bollettino ufficiale regionale della n° 2 del 16 gennaio 2006)”. Giuseppe Satta, giovane ingegnere, sposato con due bambini, una vita, fin a quel momento, felice e serena, tutta casa e chiesa. Una persona perbene. A un tratto, la sua vita si trasforma, a causa proprio di quell’esposto, in cui evidenzia di come in quella nomina si annidano interessi che parrebbero oscuri. Il nuovo direttore generale dell’Aato, nominato è anche, in quel momento, dirigente-dipendente dell’Acquedotto Lucano. Può, chiede Giuseppe Satta all’organo giudiziario Lucano, l’ingegner Mario Faretta, già dirigente dell’acquedotto Lucano, diventare direttore generale del suo stesse Ente? La moglie è la protagonista dell’ordito complotto organizzato alle spalle del marito e lei che con l’ultimo atto, quello della separazione, cerca in tutte le maniere di strappare dal cuore del marito l’essenza della stessa della sua vita: i propri figli. A farne le spese, non è la moglie Clara e tanto meno la prima figlia Agnese, ma Andrea che in quel periodo inizia la scuola materna. Il maggior trauma lo subirà proprio il piccolo che pur manifestando un recondito accordo con la mamma resta, in ogni caso, strettamente legato al padre. Dall’accusa di corruzione di minorenne, ai ritardi nelle decisioni del Tribunale dei minorenni dopo aver richiesto l’affidamento, alle tante denunce che sono partorite nei suoi confronti che non trovano riscontri di reato. I processi instaurati, molti di essi finiti in appello e qualcuno fino alla cassazione. Da pagina ottantatré che gli autori chiariscono molto meglio tutta la storia, quando scrivono che grazie a un accordo di Programma Quadro sottoscritto con il governo, la Regione Basilicata beneficerà di molti soldi, nella maggior parte di essi gestiti dall’Acquedotto Lucano Spa e da Acquedotto Lucano Progettazione srl. E’ il marzo 2006. In quel periodo, precisano gli autori, sono in ballo ben 140 milioni di euro che riguardano opere idriche dell’acquedotto Agri, Valle del Noce, Sinni, la conturizzazione delle utenze civili e industriali e agricole. Giuseppe Satta chiede spiegazioni di queste movimentazioni comprese nel bando per la nomina del nuovo direttore generale dell’ente interessato a quella montagna di soldi. Poi dal cilindro, finalmente, emerge un procuratore della Repubblica, un certo Ferdinando Esposito che crede a Giuseppe Satta. Ferdinando Esposito è un giudice che sta indagando da tempo sulle vicende dell’Acquedotto Lucano dopo le denunce di Satta. E’ il giudice , come evidenziano gli autori , che in quel periodo sta attenzionando le carte riguardanti un presunto sistema affaristico e clientelare nell’area della Val d’Agri. Non solo. Dalle pagine del libro emerge di come il procuratore potentino stia indagando sui Pubblici Ministeri di Brindisi in merito a reciproche accuse dell’ex GIP Clementina Forleo sulla circostanza della morte dei propri genitori avvenuti per un incidente stradale legate, per strane coincidenze a un probabile disegno misterioso , forse premeditato, di convincere la Forleo a interrompere le indagini Unipol/BNL. Un’indagine complessa, quella Unipol/BNL, dove vengono coinvolti i massimi dirigenti dei democratici di sinistra. Le date fungono da riscontri ineludibili che evidenziano le cosiddette strane coincidenze; 5 maggio 2005 viene distrutta la villa dei genitori della Forleo; 20 giugno 2005 viene distrutto l’intero raccolto dell’azienda agricola di famiglia; 21 luglio 2005 il Giudice Forleo riceve una lettera minatoria (andrai dietro la bara dei tuoi genitori ..”); 28 agosto 2005 i genitori della Forleo muoiono in un incidente stradale. Gennaio 2008, tornando a casa dal lavoro, il Procuratore potentino esce improvvisamente di strada con la sua auto e finisce in una scarpata riportando ferite gravissime. Al ritorno dalla lunga convalescenza chiede l’archiviazione del procedimento penale numero 1708/06. Procedimento aperto in seguito alla denuncia dell’ingegnere Satta contro l’Aato.
Oreste Roberto Lanza