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Il 22 giugno del 1983. Dopo essere andata a lezione di musica, la quindicenne Emanuela Orlandi scompare misteriosamente in pieno centro a Roma. A quarantuno da quel tragico giorno ancora nulla si conosce. Tutto si è detto e scritto altrettanto; ognuno con una sua verità: Emanuela rapita per essere scambiata col terrorista turco Alì Agca, che l’anno prima in piazza San Pietro aveva sparato a Giovanni Paolo II ferendolo gravemente; o per ricattare il papa, fortemente schierato contro i sovietici; sequestrata dalla Banda della Magliana o per farsi restituire i soldi prestati allo IOR o per fare un piacere a qualche pezzo grosso del Vaticano, forse lo stesso pontefice; e ancora, Emanuela vittima di un sistema pedofilo interno al Vaticano. Corredato da documenti inediti e dati certi e dimostrabili, lo scrittore e giornalista Pino Nicotri con il suo libro “Emanuela Orlandi –il rapimento che non c’è” nelle librerie da poco, tenta di ricostruire l’intera vicenda con serietà ma con la giusta precisione che sono mancate in precedenza nella trattazione del caso. Per risolvere il caso dice l’autore “Sarebbe bastato rispondere a tre semplici domande : Da chi Emanuela avrebbe accettato l’invito a salire in auto o in motocicletta mentre si avviava a piedi sul centralismo corso del Rinascimento, verso la fermata dell’autobus 64 situata in piazza di Torre Argentina, distante circa 500metri?.Chi poteva conoscere i pochi particolari , non decisivi, ma pur sempre veri, che i rapinatori hanno mostrato di conoscere sia pure per sommi capi e che , come mi ha fatto notare più d’uno a suo tempo in Vaticano, potevano essere facilmente noti a qualche amico di famiglia p a vicini di casa?. Infine, chi poteva essere in possesso della fotocopia di una pagina di spartito musicale per flauto di Emanuela fatta trovare dai rapinatori il 4 settembre in un cestino dei rifiuti a ridosso di casa sua? Domande semplici con risposte non impossibili ma che probabilmente avrebbe risolto il caso in poco tempo. Errori ne sono stati commessi tanti, ad avviso dell’autore, in particolare quello dei famigliari della Orlandi che nell’immediatezza: “Prenderanno per veritiere le impressioni di due testimoni, dimostratesi poi inattendibili e influenzati dai mass-media”. Circostanze stranamente rimaste sconosciute e che l’autore scopre e mette in rilievo. In particolare: “nello stesso piano del palazzo di Sant’Apollinare, e proprio accanto alle stanze occupate dalla scuola di musica frequentata da Emanuela, aveva la sua segreteria particolare l’onorevole Oscar Luigi Scalfaro che poco settimane dopo divento Ministro dell’Interno molto amico della direttrice della scuola Suor Dolores. Fate voi. Poi giornali e Tv che avvalorarono da subito indizi, prove e testimoni che continuano ad essere soltanto ingannevoli. Trecento venti pagine dove l’autore crede poco al rapimento: benché nel ’97 un giudice Istruttore abbia concluso che quella del rapimento politico era stata solo e soltanto una messinscena. Si tratta di una scomparsa precisa Nicotri: “È l’unico caso italiano, ma forse mondiale, “rapimento” nel quale i responsabili non sono mai riusciti a fornire uno straccio di prova per dimostrare di avere in mano l’asserito ostaggio”. Ora due fatti nuovi: il Vaticano riapre il caso, si unisce alle indagini svolte dalla Procura di Roma. Sostiene Nicotri: “Per via delle tante segnalazione del fratello Pietro Orlandi finite sulla scrivania del Procuratore Vaticano Alessandro Diddi. Denunce arrivate, altro fatto, dice l’autore: “Solo quando Papa Francesco ha suggerito a Pietro Orlandi di presentare un regolare esposto di denuncia alla Magistratura vaticana per avere titolo ad aprire un’inchiesta”. Un’orgia di notizie fasulle seguite da continui silenzi del Vaticano riscostruite dallo scrittore Nicotri che non perde tempo ad usare convintamente il termine depistaggio iniziato non intenzionalmente già il giorno successivo alla sua scomparsa. Un libro di notevole interesse per un caso rimasto irrisolto, dove l’autore chiarisce in maniera decisa che: “Le notizie, sempre avvalorate dai giornali e televisioni senza mai passarle al vaglio della critica, ma limitandosi solo a fare da megafono sensazionalista alle grida più disparate sono elementi della distruzione della possibilità di indagini serie”. Una notizia senza giusta critica e attenzione possono pregiudicare la risoluzione autentica di un caso. Questo il pensiero più rilevante dell’intero racconto.

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.