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Lo scorso 2 agosto il Consiglio regionale di Basilicata ha votato di non percorrere la via referendaria contro l’autonomia, meglio legge Calderoli. Ma settanta sindaci lucani chiedono al Presidente della Giunta Vito Bardi di rivedere la decisione. Il 53 per cento dei Sindaci e il 60 per cento della popolazione lucani chiede alle istituzioni regionali di fare ulteriori approfondimenti sul tema che appare rilevante per tutte le regioni del Sud, non solo per la Basilicata. Tra i sindaci che chiedono un passo indietro c’è il sindaco di un piccolo centro San Paolo Albanese, Mosè Antonio Troiano portavoce di queste volontà che sottoscrive la missiva recapitata al Presidente Bardi. Sindaco settanta lettere, il 53,44 per cento dei sindaci lucani dice NO all’autonomia differenziata. Una bella percentuale. Ci spiega perché di questa iniziativa? “Hanno detto NO all’Autonomia differenziata 70 Sindaci, pari al 53,44 %, percentuale che salirebbe al 54,26 se non considerassimo i due Comuni (Atella e Senise) commissariati, ed i 2 Presidenti di Provincia. L’iniziativa è nata a seguito dell’approvazione del Disegno di Legge Calderoli, prima al Senato e poi, definitivamente, alla Camera il 19.06.2024. Nei vari incontri e manifestazioni, a cui ho partecipato per dire NO, in modo civile e democratico, all’Autonomia Regionale Differenziata vedevo Sindaci ma spesso non gli stessi. Nella manifestazione del 16 febbraio 2024 a Roma, in Piazza Santi Apostoli, con il Governatore Campano De Luca, siamo stati caricati dalla Polizia solo perché volevamo parlare con la Meloni, da cui nacque il famoso diverbio tra i due Presidenti! A seguito di questi eventi mi son detto “C’è la volontà da parte dei miei colleghi di esprimere il proprio disappunto nei confronti della legge 86 del 24 giugno 2024, però non avviene in modo armonioso. Qui ci vuole qualcosa di certificabile. Da lì l’idea di un documento da sottoporre affinché lo sottoscrivessero. Dal 26 giugno mi sono messo con santa pazienza. Fino ad arrivare alle 72 firme, ma sono convinto che altri si aggregheranno”. Nella comunicazione inviata al Presidente della Giunta regionale Bardi scrive: “L’introduzione del sistema di autonomia regionale differenziata avrà ripercussioni negative sul sistema dei diritti essenziali del nostro paese e, segnatamente delle comunità socioeconomiche più deboli”. Poi continua: “L’avvio del procedimento di autonomia differenziata regionale, senza che prima siano state effettuate le necessarie determinazioni dei costi dei fabbisogni standard.”. Al cittadino qualunque può spiegare meglio cosa succederà alle nostre comunità in pratica con questa legge. Meno risorse, meno servizi e poi? “Con l’AD le Regioni possono chiedere allo Stato di gestire autonomamente le 23 materie, con 500 specificità, trattenendo nella propria Regione il gettito fiscale. Cioè le tasse che l’impresa X paga non andrebbero più allo stato ma alla Regione dove l’Impresa X ha la residenza fiscale. E’ chiaro che le grosse Aziende stanno al Nord e noi del Mezzogiorno verremmo, così, derubati due volte, perché compriamo i prodotti che vendono al Sud ma le tasse le verseranno lì dove hanno, appunto, la residenza fiscale. Tutto ciò consentirà alle Regioni più ricche di avere maggiori entrate rispetto ad una regione più povera, per cui i servizi che riuscirebbe a garantire sarebbero di gran lunga più efficaci e tutto questo invoglierà i giovani del Sud a trasferirsi al Nord generando il grosso rischio della desertificazione. Perché devo fare il Professore o il Medico al Sud se al Nord guadagno il doppio ed ho maggiori opportunità e servizi? Questa sarà la domanda che si porranno molti se dovesse essere applicata la Legge 86/2024. Ancora più complessa per molti è l’applicazione dei famosi LEP, i Livelli Essenziali delle Prestazioni, che devono essere garantiti su tutto i territori nazionale ed in modo uniforme, in quanto riguardano i diritti civili e sociali di cui ogni cittadino deve essere tutelato”. Curiosità: nell’elenco ci sono 70 comuni insieme a due amministrazioni provinciali ( Matera e Potenza) quelli segnati con il colore giallo paiono non aver firmato. Quindi la domanda: ci sono ancora altri comuni contro l’autonomia oppure altri ancora sono a favore. Dobbiamo intendere che quelle di sinistra non la vogliono e quelli di Destra la voglio, forse anche per opportunità diciamo politica? La legge è uno strumento politico oppure è veramente un’idea sbagliata di rimettere in cammino la nostra Lucania? “No no, i Comuni segnati in giallo sono quelli materani. Nell’elenco allegato ci sono solo i 70 Sindaci firmatari e i due Presidenti di Provincia. Sicuramente ci sono altri Sindaci contro l’Autonomia Differenziata, ma per una serie di impegni, magari, non hanno avuto l’opportunità di firmare. Sì, sono convinto che per opportunità politica, “timore reverenziale”, varie anime politiche nello stesso consiglio Comunale hanno spinto molti Sindaci a non firmare, ma è una mia semplice supposizione perché, profondamente, sono un ottimista. La legge è, fuori dubbio, uno strumento politico utilizzato per arricchire le Regioni più ricche, lo voleva Bossi, lo vuole Calderoli, lo vuole la Lega e FdI, furbescamente, si è infilata. Credo che a Forza Italia piaccia meno questo pastrocchio che Calderoli ci ha rifilato, grazie anche alla Meloni! Per le motivazioni sopra dette questa legge non può assolutamente avvantaggiare le regioni del Sud e, soprattutto, la Basilicata che potenzialmente è più ricca delle altre 7 Regioni del Mezzogiorno. L’idea del governo regionale, che l’applicazione dell’AD possa agevolare la nostra Lucania, ritengo che sia sbagliatissima. Lo denota il fatto che non ci sia mai stato, sia da parte di questo governo Bardi che del precedente, un vero confronto politico. Il Presidente Bardi, in Conferenza Stato Regione, nel 2023, ha dato l’ok senza il consenso o quanto meno un dibattito in Consiglio Reginale”. Rimaniamo in attesa di sentire l’altra campana come si usa dire. Necessario è far capire.
Oreste Roberto Lanza