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Quanti hanno letto il libro vincitore del Premio Strega 2024 “L’Età Fragile” della scrittrice-dentista, l’abruzzese Donatella Di Pietrantonio? Immagino, al momento, pochi sono quelli che hanno potuto apprezzarne il contenuto, lo scritto e il pensiero che è depositato tutto, in un pamphlet di cento settanta sei pagine. Si spera che la Giuria, abbia letto fino l’ultima pagina di questo testo perché la questione che pone la scrittrice, meritata, a mio avviso, la sua vittoria con ben 189 voti, è seria e riguarda il nostro tempo, il nostro essere in generale. Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Il rapporto ormai diventato comune a tutti tra madre e figli, genitori e figli. Distante, silenzioso perché scrutando la memoria si ricorda di un mancato aiuto morale che alla fine ha creato distanze difficili da colmare. Una scrittura piena di emozione capace fin da farti avvertire il peso di un’occhiata e il suono di una domanda senza risposta , quella
tra madre e figlia. Quella domanda alla fine che suona di grande allarme : “Ma i figli quando cominciano ad essere veramente grandi?”. La risposta : Dubito di coglierlo, quel momento”. Un romanzo con una tensione nuova che si avverte nel rapporto tra padre e figlia e la nipote Amanda, quella della propria mamma e padre da tempo separati. Una scrittura scabra, vibratile e profonda, l’autrice è capace di farci sentire il peso di un’occhiata e il suono di una domanda senza risposta. Al centro di questo racconto, fatto veramente bene che lascia seriamente e saggiamente trasportare il lettore verso quelli che sono dubbi , incertezze, momenti controversi, c’è il campeggio al Dente del Lupo il palcoscenico dove va in scena la scomparsa di tre ragazze. Un campeggio che conserva i resti di un qualcosa dove anni prima successe un qualcosa di terribile. Il tempo che decide di tornare indietro sollecitando, qualcuno che ha cercato sempre di dimenticare, a rivelare la triste verità. C’è la fragilità di Amanda è quella di Lucia : “ Certe mattine rinuncerei ad alzarmi anch’io come Amanda”. Ci sono le fragilità di Osvaldo e della così chiamata Sceriffa e poi Ciarango. Uno scritto importante per dire che le persone fragili sono anche quelle che ci hanno insegnato tutto. Il giorno che in cui si scopre tutto ciò probabilmente si diventa felici. Presumibilmente questo la scrittrice abruzzese manda a dire ai nostri cuori. Permettetemi di dirlo: In questa vita non si è invincibili e perfetti ma si è come si è, invincibilmente fragili e imperfetti. Un bel libro.
Oreste Roberto Lanza