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In Basilicata è partita la campagna “Ogni goccia conta”, operazione per fronteggiare la crisi idrica con il razionamento dell’acqua già attivo in 29 comuni. Per la regione Basilicata è necessario un uso razionale e corretto dell’acqua in un momento mai visto di crisi idrica per una Regione dove l’oro blu è sempre stato di casa. La siccità ripropone altri problemi come gli interventi di manutenzione alle dighe, gestione delle perdite, nuova infrastrutturazione necessaria , non ultimo il problema della gestione delle acque del Sud con la nascita della società “Acque del Sud” Spa che dal primo gennaio di quest’anno di fatto subentra all’EIPLI, l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, istituito con Decreto Legislativo n. 281 del 18 marzo 1947, integrato nel 1952 con la legge 1005 che estese le competenze di tale Ente ai territori di 20 Comuni dell’Irpinia. Tante osservazioni, diverse risorse finanziarie messa a disposizione (da verificare fra qualche mese la concreta spesa) notizia di lavori che partiranno a breve per interventi necessari di manutenzione. Nella valle del Sinni si è costituito il comitato “A difesa dell’Acqua Lucana”. Il coordinatore è l’ingegnere Domenico Totaro da tempo impegnato su questi temi e non solo.  Da tempo discute, osserva sul problema, acqua, sulle dirette infrastrutture alcune volte ha contestato la Regione per alcuni ritardi o visioni sul tema, sullo scippo fatto alla Basilicata della gestione della propria risorsa. La  notizia dell’avvio dei lavori di riparazione

del paramento impermeabile della diga di Monte Cotugno pare, finalmente, una buona notizia per tutti, non le sembra? “È una buona notizia. Questo non significa che tutta la vicenda non lasci un po’ di amarezza e se vogliamo anche di responsabilità politiche. Mi spiego meglio. Il manto superficiale del paramento a monte della diga, come a tutti noto, è stato realizzato con materiale bituminoso, certamente impermeabile, ma che a causa delle forti escursioni termiche, oggi sempre più ricorrenti e di grande intensità, dopo circa 40 anni dalla entrata in funzione della diga, soggetto a forte usura presentava già dal 2013/2014, in alcuni punti e sopra una certa quota, significative lesioni superficiali sulle quali bisognava intervenire per permettere un maggiore invasamento dell’invaso. (Una quota maggiore di quella autorizzata dall’ufficio dighe). L’ente gestore ex EIPLI presentò alla Regione Basilicata una proposta di intervento che la Giunta Regionale dell’epoca (Presidenza Pittella) recepì con un primo finanziamento di €. 4.530.184,48 con DGR.n.1351 del 20 ottobre 2015. (fondi riveniente da economie di fondi delibera CIPE 138/2002). La domanda sorge spontanea: chi avrebbe dovuto seguire, oltre l’Ente Gestore ex EIPLI, dal 2015 al 1 luglio 2024, l’evoluzione del problema rifacimento del manto della diga se non in primis l’Ente finanziatore dell’opera data l’importanza strategica che questo comportava per le regioni Puglia a Basilicata?  Si sono succeduti ben cinque Commissari al 2015 al 2024 all’EIPLI di diversa provenienza politica, di centro sinistra e di centro destra, e ben tre giunte regionali (dal 2015 al 2024) di diversa coloritura politica (Pittella, Bardi 1 e Bardi 2). E dal dicembre 2022, data in cui veniva assegnato all’EIPLI un ulteriore finanziamento a valere sul Fondo di Coesione (FSC) di €.3.113.232,64, portando il finanziamento a complessive €. 7.643.417,12, dove erano la Regione Basilicata e i suoi uffici preposti a seguire, in fase di controllo, la realizzazione di lavori da loro finanziati? Quindi ritardi ed errori procedurali ci sono stati, eccome, e nessuno può esimersi da oggettive responsabilità e oggi chiaramente la crisi è più drammatica perché la diga è a livelli minimi e l’amarezza è che dal 2015 ad oggi, per le lungaggini procedurali di cui si diceva prima, non si è potuto invasare oltre una certa quota l’invaso, facendo fluire enormi quantitativi di acqua del Sinni (dalla sorgente alla Diga) per diverse stagioni a valle della diga stessa comprese le portate del Sarmento e di affluenti minori”. Sperando che i lavori di riparazioni partano al più presto, sembra che ci sia da fare qualcos’altro di più importante. Nelle sue osservazioni ha parlato di un interrimento e quindi della sottrazione del volume utile dell’invaso, già oggi a livelli molto alti; gli interventi sulla difesa delle sponde (vero è proprio sfasciume geologico). Ma di cosa stiamo parlando nello specifico in parole povere? “Questa è un’altra grande questione che un invaso del genere comporta. In fase di progettazione si prevede che dopo un cero numero di anni (mediamente per questo tipo di dighe 40/50 anni) il materiale solido, che portato dai fiumi si deposita dallo sbarramento in poi sul letto del fiume, che assomma nel caso della diga di monte Cotugno, in via progettuale a circa 50 milioni mc, venga rimosso, per avere più disponibilità di volume libero da destinare all’invasamento. Poi va affrontata la difesa della sponda destra dell’invaso che a seguito delle forti escursioni del livello dell’acqua e della sua natura geologica argillosa e poco compatta presenta in molti punti frane e smottamenti da arrestare con tecniche di bioingegneria e ingegneria naturalistica”.  Poi c’è “Acque del Sud S.P. A”. Pensa la Basilicata sarà protagonista nella grande sfida dell’approvvigionamento idrico. Come al solito i cittadini di periferia poco hanno capito. Ci dice in realtà cosa è successo o cosa succedere per i lucani nei prossimi anni?. “Se mi permette ritengo, ci sia stato un vero e proprio scippo fatto alla regione Basilicata e dunque anche ai territori interessati dalle dighe. La legge approvata in parlamento con D.L n.201 del 2011 agli art.21 comma 10 e 11 già prevedeva il percorso da fare con la soppressione dell’EIPLI 8 (Ente con situazione debitoria molto grave) costituendo un nuovo soggetto “Costituito o individuato dalle regioni interessate, assicurando adeguata rappresentanza delle competenti amministrazioni dello stato”. E ancora all’art.1 ai commi 904 e 905 della legge di Bilancio 2018 dello Stato (Gestione delle risorse idriche del Mezzogiorno), modificando il comma 11 richiamato testualmente recitava “ Alla società possono partecipare le Regioni Basilicata, Campania e Puglia, garantendo a queste ultime, nell’atto costitutivo la rappresentanza in relazione alla disponibilità delle risorse idriche che alimentano il sistema tenendo conto della presenza sul territorio  regionale delle infrastrutture di captazione e grande adduzione”. Quando si parla di acqua un pensiero va a Senise. Storicamente pare sia stata incantata con favole, promesse, alcune volte raggirata oggi dice: “una comunità sfiduciata, non più appassionata alla vita, non chiamata da tempo alla partecipazione e condivisione di programmi e di scelte attuate. Ha parlato di una rilettura del progetto “speciale Senise”. Cosa vuol dire tutto questo? “Si è vero il Senisese è legato alle vicende dell’acqua ospitando nel proprio territorio la più grande diga in terra battuta d’Europa con i suoi 500 milioni di capacità di accumulo di acqua. Ma il capitale acqua che avrebbe dovuto portare benefici e benessere alla collettività a 40 anni dalla costruzione della diga sono più gli effetti negativi che positivi. Non sto qui a raccontare tutta la vicenda dico solo che, quando la Basilicata, dopo aver trovato l’accordo con la regione Puglia sul prezzo dell’acqua all’ingrosso per il trasferimento della risorsa, varò il “Programma straordinario di promozione dello sviluppo sostenibile nell’area del senisese, chiamato appunto “Progetto Speciale Senise”. Ad oggi la situazione è certamente da aggiornare poiché risultano ancora non impegnati circa 7, 5 M euro del programma Speciale e ulteriore risorse derivanti dagli accordi siglati dal governo Bardi con la Regione Puglia nella primavera del 2023. Ora si tratta di rilanciare e aggiornare il programma e lo spirito del “Progetto Speciale Senise” tutt’ora operante atteso che nel frattempo è stata pure definita dalla regione con apposita legge regionale la quota pari al 20% dell’introito derivante dalle tariffe della vendita dell’acqua all’ingrosso, ripartita nella misura del 64,3 % a favore dell’area del senisese e il 35, 7 % a favore dell’area della Val d’Agri, assegnata ai territori macrofornitori. Come “comitato a difesa dell’acqua Lucana” subito dopo la pausa di ferragosto,  riprenderemo incalzando la nuova Giunta Regionale la problematica delle compensazioni ambientali nell’area del Senisese , con l’aggiornamento e il rilancio del “Progetto Speciale Senisese”  rivisitato e attualizzato tenendo conto delle trasformazioni in atto, delle  nuove esigenze socio economiche del territorio anche alla luce dei nuovi fattori climatici previa attenta valutazione della sostenibilità ambientale delle nuove iniziative produttive”.

Oreste Roberto Lanza

 

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.